È un Michele Santoro imbufalito quello presentatosi ieri davanti alle telecamere per la conferenza stampa di presentazione della nuova edizione di Annozero. I vertici della Rai stanno osteggiando il suo programma, tuona. “E’ una partenza a ostacoli” quella a cui l’azienda di Stato lo sta costringendo. Le questioni sono due. Primo: la trasmissione, dopo alcuni rinvii dovuti a “motivi tecnici” (probabili pressioni contro la redazione di Santoro avevano spinto la Rai ad esaminare i curriculum dei suoi collaboratori per constatarne l’ “adeguatezza”), parte tra meno di quarantott’ore e la firma dei collaboratori è stata posta meno di una settimana fa, rendendo incerta fino all’ultimo la messa in onda del programma e rendendo difficile la sua realizzazione. Secondo e più spinoso problema: se i collaboratori di Santoro hanno firmato la scorsa settimana il contratto per la stagione di Annozero, uno di essi, il più blasonato ed inviso al potere politico-televisivo, probabilmente il contratto non l’avrà. Si tratta, chiaramente, di Marco Travaglio, sulla cui sorte vige una sorta di silenzio omertoso ai piani alti della Rai. Avrà il suo contratto, non l’avrà, potrà essere anche quest’anno uno dei perni della trasmissione, sarà silurato. Per il momento i vertici aziendali tacciono, ma l’impressione è quella che si stia cercando un cavillo per farlo fuori dalla trasmissione, che già è accettata malvolentieri (ma una sentenza della Corte Costituzionale ne rende impossibile la cancellazione dai palinsesti). Ieri si è tenuta la consueta conferenza stampa di presentazione del programma. Che, in realtà, di consuetudinario ha avuto ben poco. Si è capito da subito che non fosse aria, ed infatti Michele Santoro ha immediatamente espresso il suo pieno disappunto nei confronti del comportamento dell’azienda. Il conduttore ha parlato di “un attacco alle punte del servizio pubblico, ai programmi che ne incarnano lo spirito: le trasmissioni indicate da Berlusconi a ‘Porta a Porta’ come fatte da ‘farabutti’ hanno tutti dei grossi problemi”. I motivi per i quali trasmissioni come Annozero o Report stanno subendo duri colpi che ne mettono a repentaglio la messa in onda o ne minano le fondamenta di trasmissioni “libere” (nel senso di libere di fare informazione a modo loro) non sono certo, per così dire, editoriali. “Anno Zero l’anno scorso ha fatto 34 prime serate con un budget che è la metà nelle prime serate di Raidue – continua il giornalista – portando a casa anche un risparmio sul budget. Si ripaga i costi esclusivamente con le entrate pubblicitarie. Che senso ha per la Rai che programmi come ‘Anno Zero’ e ‘Report’ siano oggetto di discussioni? Dove nascono queste discussioni, dentro o fuori l’azienda? E’ o no una discussione che fa il gioco della concorrenza? Non posso intravedere – conclude – una ragione aziendale per quello che sta succedendo, devo pensare che sta tornando dal passato una figura come Licio Gelli che vuole la distruzione del servizio pubblico. A quale logica risponde? Che noi, il giorno prima di andare in onda non sappiamo ancora se Marco Travaglio avrà il suo contratto. Avrebbero potuto dirci sì o no e argomentarlo, invece ancora nulla”. È, di fatti, un silenzio interlocutorio quello che vige in Rai riguardo la questione di Travaglio, al quale, però, Santoro non intende rinunciare. “Marco Travaglio ci sarà – dice – se non c’è lui non c’è ‘Annozero’. ‘Annozero’ e Travaglio sono la stessa cosa”. Ed annuncia che, qualora, non si dovesse trovare una soluzione alla telenovela entro domani sera, il giornalista torinese sarà in studio in qualità di ospite, anche perché avrebbe in serbo “una bella botta per Tarantini”. “E’ evidente che in questo Paese ci sono dei vigilati speciali – dice, infine Santoro – Lo sono io e lo è Travaglio. Travaglio e Annozero solo la stessa cosa, perché Marco simboleggia quello che deve essere il servizio pubblico. Io non condivido molte delle cose che dice ma credo che debba dirle nel nostro programma, almeno fino a quando non gliene faranno fare uno suo. Non si devono permettere di fare le liste dei buoni e dei cattivi. Gli italiani vogliono sentire più campane, non un unico campanaccio”. A questo punto interviene anche l’interessato, che esprime in modo pacato tutto il suo dissenso: “Mi sento profondamente mortificato – dice Travaglio – Credevo di essere un buon giornalista, ho avuto la stima di grandi direttori con cui ho lavorato, a partire da Indro Montanelli, e adesso scopro che sono peggio di Vallanzasca […] In tv possono andare assassini, stupratori, canai, ma non Travaglio che è incensurato. Un tempo i miei direttori mi dicevano: vai e rompi le scatole per sapere, oggi il ruolo dei giornalisti sembra essere quello di rendere popolari i politici”. E a proposito di Travaglio, oggi era il grande giorno del debutto per il nuovo quotidiano (“Il Fatto quotidiano”), diretto da Antonio Padellaro, edito da una cooperativa, e di cui il giornalista è una delle firme di spicco. A fronte dei 30mila abbonamenti sottoscritti e delle 100mila copie di tiratura del primo numero, il giornale era esaurito praticamente in tutt’Italia sin dalle prime ore del mattino. Per il numero di oggi era annunciato un servizio su una presunta indagine giudiziaria cui è sottoposto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Inchiesta nota, dicono, da dieci mesi, anche nelle redazioni di diversi giornali, ma che nessuno ha mai osato pubblicare. Tornando ad Annozero ed alla conferenza stampa, per finire, l’intervento del neo direttore di rete Massimo Liofreddi, che ha parlato di “problemi tecnici” riguardo i contratti dei collaboratori del programma, ha mandato su tutte le furie Santoro, che gli ha dato del “bugiardo”. “Querelami, se vuoi – ha ribattuto il giornalista salernitano – ma non ti conviene”. Quella che, da quando Santoro ha avuto il permesso e l’onore di tornare in video (permesso ed onore accordatigli da una sentenza della Corte Costituzionale, come si diceva), è la trasmissione più discussa, amata ed odiata del servizio pubblico, partirà domani con un alone polemico e un velo d’incertezza attorno che ne rendono ancor più interessante la visione. Con ogni probabilità i dirigenti Rai tratterranno il fiato per tutte le due ore abbondanti di diretta su Raitre (da quest’anno la trasmissione è stata spostata su questa rete). La puntata sarà intitolata “Farabutti”, con chiaro riferimento alle parole di Berlusconi a Porta a Porta, in cui etichettava come tali i giornalisti che gli remano contro, e sarà dedicata alla libertà d’espressione. Proprio quella libertà che la redazione di Annozero vede messa così in discussione in questi giorni concitati. Buona visione. (Giuseppe Colucci per NL)