Non c’è crisi che tenga, quando si tratta di salvare i privilegi. Non stupisce quindi che anche davanti a italiani economicamente e psicologicamente vituperati e sacrificati, il parlamento confermi benefici all’immarcescibile sistema castale che regge la Repubblica.
In sordina, infatti, il Senato ha approvato nei giorni scorsi norme che salvano i contributi delle testate Il Manifesto, Radio Radicale e La Padania. Nel merito, con un emendamento approvato si stabilisce che ”il requisito temporale” di 5 anni dalla costituzione previsto dalla normativa vigente perché le cooperative di giornalisti possano accedere ai contributi pubblici, ora ”non e’ richiesto alle cooperative di giornalisti che subentrino al contratto di cessione in uso ovvero acquistino la testata che ha avuto accesso ai contributi”. Una norma palesemente cucita addosso a Il Manifesto, così come tagliata su misura per Radio Radicale è stata la proposta (accolta) dei parlamentari Perduca (Pd-radicali), Poretti (Pd-radicali) e Vita (Pd) che stabilisce come ”per i contributi relativi al 2010 le imprese radiofoniche private che hanno svolto attività di informazione di interesse generale, mantengono il diritto all’intero contributo previsto dalla legge 7/8/90 n.259 e dalla legge 14/8/91 n.278. A tal fine si provvede prioritariamente nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili per il riparto percentuale fra gli aventi diritto”. Salva anche La Padania, che in virtù di un emendamento (ovviamente) leghista che riduce dall’iniziale 5 a 3 il numero delle Regioni previste per le testate nazionali, in cui le stesse devono avere una percentuale di distribuzione non inferiore al 5% della propria distribuzione totale, per avere diritto ai contributi, può tirare un sollievo.