La società di ricerche Gartner, specializzata in IT, ne è sicura: nel 2013 i pc connessi ad Internet nel mondo saranno 1,78 miliardi; gli smartphone 1,82 miliardi; con un gap che diventerà sempre più vasto col passare degli anni.
Con lo sviluppo dell’accesso ad internet outdoor si svilupperanno a dismisura i servizi radiotelevisivi in streaming, il podcasting e la tv on demand, meglio se con prodotti confezionati per frequenti fruizioni ipocaloriche, in porzioni da massimo 15 minuti. Mentre le ultime resistenze dei vecchi editori della carta stampata cedono alle lusinghe delle formule “pay per”, si cominciano a ridisegnare i siti per la visione di pagine web sugli schermi ridotti di smartphone e cellulari. I produttori di apparati tv puntano dritti sull’internet ready, prima che sul 3D, nell’ottica di un cambiamento radicale del rapporto medium-utente, letteralmente ribaltato. Se già con la rivoluzione del telecomando si era in qualche modo bilanciata la relazione tra il mezzo tv e il telespettatore, assegnando al secondo il potere di premiare o punire il primo in forza della qualità del programma, nell’era della trasmissione a chiamata il dominio dell’utente sul medium si consacra. E il mondo della pubblicità si adegua in tempo reale. Secondo IT Media Consulting, la forbice della crescita dell’advertising su tv e internet è destinata ad aprirsi nei prossimi tre anni. Se la pubblicità sul web nel 2010 crescerà del 61,9%, quella della tv scenderà del 2%; l’anno successivo il web esploderà con un + 93,8%, mentre la televisione avrà un segno positivo, ma solo per un insignificante + 0,9%. Andrà meglio per il vecchio medium nel 2012, con il + 4,9%, ma a fronte di un robusto + 39,3% di internet. Insomma, anche sul piano commerciale, oltre che editoriale, non c’è gara tra gli old media e la rete. E il perché di questa corsa con vincitore prestabilito alla partenza è facile immaginarlo: la radio e la tv 2.0, quelle veicolate con la rete, ma fruite secondo i crismi tradizionali (con la tv del salotto o con lo smartphone novello "transistor") hanno un vantaggio imparagonabile. Quello di profilare l’utente/bersaglio/consumatore, sostituendo il bombardamento con spot spersonalizzati (uno spot per tutti) con la pubblicità ad personam (lo spot più adatto per ciascuno), sul modello di Google, per intenderci. Chi scaricherà in podcasting un programma radio o domanderà una trasmissione tv, se free, presto pagherà la prestazione attraverso l’ascolto o la visione obbligata dello spot più adatto al proprio profilo, cioè selezionato dal sistema in base alle abitudini e preferenze dell’utente, che saranno state manifestate direttamente (compilando schede per l’accesso al database) o indirettamente (con la frequenza di identiche scelte). Un mondo che cambia con una velocità che è anche difficile misurare, con treni per il futuro già sul binario, che partono senza preavviso. Gli attuali editori sono avvertiti. Anzi, chiamati a salire in carrozza. Finché c’è tempo e posto.