Rtv, Messina: il caso dei ripetitori di Montepiselli

Si torna a parlare della concessione di un’area di oltre 25mila metri quadri alla Rai


Il quotidiano online messinese Tempo Stretto, dedica attenzione al caso di una importante postazione trasmittente.

Era il 20 settembre di un anno fa quando gli allora consiglieri comunali del Gruppo Misto Ciccio Curcio e Pippo Capurro presentavano al sindaco di Messina (che ai tempi era Francantonio Genovese) un’interrogazione riguardante i ripetitori di telefonia mobile presenti a Montepiselli. Oggi, quando sono passati circa dodici mesi, il sindaco è diverso, Giuseppe Buzzanca, Curcio non è più consigliere comunale e Capurro è capogruppo del Pdl, ma la sostanza rimane la stessa e quell’interrogazione, che stavolta porta una sola firma, quella, appunto di Capurro, torna sulla scrivania del primo cittadino essendo ancora di estrema attualità. Scherzi di un Comune che cambia “capo” troppo spesso: l’interrogazione, infatti, non ebbe seguito un anno fa perché nel frattempo il Cga di Palermo mandò tutti a casa.

La storia è vecchia, e parte nell’ottobre 1946, quando il Comune di Messina concesse alla Rai l’utilizzo di quei terreni per la costruzione di un ripetitore della potenza di 5 kw. La concessione aveva la durata di 9 anni, e alla scadenza (31 agosto 1955) sarebbe scattata la riconferma di due anni in due anni, in assenza di un’eventuale disdetta. L’impegno che allora la Rai prese con il Comune era quello di utilizzare esclusivamente proprie apparecchiature radiotrasmittenti per la radiodiffusione, a restituire, al termine del contratto, il terreno con relativi fabbricati, e a pagare un canone annuo di 1000 lire. Nel novembre 1968 una delibera del Consiglio comunale prorogò la concessione per altri 9 anni: sempre con la tacita rinnovazione, sempre con un canone annuo, stavolta di 500.000 lire.

Oggi, quei terreni risultano tuttora in concessione a Rai Way S.p.a.: 25.000 mq per un irrisorio canone annuo di 258,23 euro, ma presentano dei ripetitori di telefonia cellulare Vodafone e Tim. E’ facile fare due conti: il Comune ha sborsato oltre 35 milioni di lire (del 1960, dunque una bella somma) per l’espropriazione di quei terreni poi concessi alla Rai, e la Rai, divenuta poi Rai Way, ha pagato 23.000 lire dal ’46 al ’69 e 19 milioni dal ’69 a oggi. E la Rai ha ritenuto legittimo sub affittare ai gestori di telefonia mobile (presumibilmente, sostengono i due consiglieri, con relativo canone annuo) porzioni di terreno per l’installazione di ripetitori, pur non risultando nulla agli atti dell’ufficio patrimonio.

Il punto è: l’Arpa, Agenzia Regionale Protezione Ambiente, tramite misurazioni ha accertato che vengono superati i limiti previsti dalla legislazione vigente relativamente all’emissione di campi elettrici ad alta frequenza, per la sommatoria di emissioni prodotte da più sorgenti. Dunque, Capurro chiede al sindaco se l’installazione dei ripetitori di telefonia mobile sia stata autorizzata dal Comune, se questa autorizzazione sia invece giunta da Rai Way con pagamento di somme da parte di Vodafone e Tim, e se l’utilizzo del ripetitore Rai Way corrisponde a quanto previsto dalla convenzione, che si limita a radiotrasmissioni, o se invece risponde anche a fini televisivi. Viene anche chiesto, come era stato fatto un anno fa, di individuare eventualmente altri siti, tenendo conto «degli insediamenti abitativi a tutela della salvaguardia della pubblica incolumità».

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