Si allarga il fronte della già enorme protesta che sta montando da parte delle emittenti locali contro la decisione del governo di sopprimere le provvidenze editoriali di cui usufruivano da oltre venti anni.
Dopo le principali sigle sindacali dell’emittenza locale (le quali hanno gravissime responsabilità per l’indifferenza mostrata sulla questione, tenuto conto che l’allarme sulle intenzioni del governo era stato dato da tempo), alle iniziative per contestare la scellerata decisione della maggioranza di minare seriamente l’esistenza delle stazioni radiofoniche e televisive areali si sono progressivamente aggiunti gli enti esponenziali locali. E’ il caso del Comitato Radio Tv Locali di Milano, ma anche del Consorzio Radiotelevisivo di Puglia, Basilicata e Molise, che ha fatto sapere di aver scritto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti (che ha proposto il famigerato comma distruttivo al DL Milleproroghe nella fase di conversione in legge – nella foto, con Berlusconi) lamentando come la cancellazione delle provvidenze ”minaccia seriamente di causare il definitivo tracollo dell’intero settore dell’emittenza radiotelevisiva locale, già messo a dura prova dalla crisi economica e dal passaggio al digitale terrestre”. Il Consorzio delle emittenti pugliesi, lucane e molisane ha quindi chiesto ”il ripristino delle misure di sostegno sottratte al sistema, già a valere sull’anno 2009”. Ma proprio questo è il problema: dal punto di vista giuridico appare impensabile ripristinare attraverso norme di rango inferiore quel che è stato soppresso da una legge approvata dal Parlamento (sia pure non ancora formalmente in vigore). Analogamente, poco probabile appare che il Presidente della Repubblica si rifiuti di firmare la nuova legge e quindi la restituisca al Parlamento rinviando la sua promulgazione, come qualcuno ha suggerito. Giuridicamente più sensato sarebbe invece ipotizzare un intervento governativo sotto forma di decreto-legge, che entrerebbe in vigore immediatamente (con la pubblicazione in G.U.) e sarebbe da convertire in legge nei successivi sessanta giorni. D’altro canto, i presupposti di necessità ed urgenza ex art. 77 Cost. nel caso di specie ci sarebbero sicuramente ed il ripristino delle provvidenze relative al 2009 potrebbe essere una delle misure di immediata applicazione previste dall’art. 15 della legge 400/1988. Così facendo, non solo potrebbero essere recuperate le provvidenze perdute del 2009, ma potrebbero essere disciplinate le nuove modalità di presentazione delle domande degli anni a venire. E ciò, peraltro, non sarebbe nient’altro che l’esecuzione di una parte dell’ordine del giorno approvato l’8 febbraio scorso dalla Commissione Affari costituzionali del Senato proprio nell’ambito della discussione della conversione in legge del DL Milleproroghe (di cui avevamo dato conto su queste pagine). In quella occasione il governo era stato impegnato «a presentare entro il 30 giugno 2010 un disegno di legge di riforma dei contributi all’editoria, finalizzato a introdurre norme di maggior rigore nei criteri di accesso e di assegnazione dei contributi». Tali norme, si precisava in quella sede, avrebbero mirato «a ridurre il fabbisogno necessario per far fronte a questo impegno di tutela del pluralismo e a ristabilire in modo pieno il carattere di diritto soggettivo ai contributi diretti all’editoria, garantendo al contempo una riduzione dei relativi oneri dello Stato». Quindi, posto che, per ciò che riguarda il singolo comparto radiotelevisivo locale, l’erogazione delle provvidenze editoriali non pare disciplina particolarmente complessa, i 60 giorni entro i quali si dovrebbe concludere la conversione in legge del DL qui supposto, pena la decadenza, sarebbero certamente sufficienti per l’esame parlamentare. Sempre che si voglia procedere in tal senso, naturalmente. E cioè che il coro di solidarietà politica bipartisan che ascoltiamo da qualche giorno non sia solo un pinocchiesco tentativo di evitare un disastro di consensi sotto elezioni. (A.M. per NL)