Si è chiusa venerdì scorso, a Ginevra, la Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni (WRC-15), organizzata dall’ITU (settore dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni): dopo quattro intense settimane di lavoro, broadcaster, regolatori, produttori, organizzazioni e associazioni di settore si sono confrontati con l’obiettivo di aggiornare il quadro normativo, armonizzando gli interessi in gioco.
Tradizionalmente l’evento si svolge ogni tre-quattro anni e riveste una grande importanza per il settore, considerando che, suo compito principale, è quello di assumere decisioni in merito ad eventuali modifiche del “Regolamento delle Radiocomunicazioni”, il piano regolatore mondiale disciplinante l’utilizzo dello spettro delle radiofrequenze e delle posizioni orbitali dei satelliti. Il Regolamento delle Radiocomunicazioni ha natura di Accordo internazionale di carattere cogente per i Paesi membri dell’UIT (circa 196), l’organismo internazionale creato sotto l’egida dell’ONU, il cui obiettivo è di coordinare l’attività mondiale delle Telecomunicazioni. Presidente di questa Conferenza è stato Festus Yusufu Narai Daudu (Nigeria). La preparazione della Conferenza in esame ha richiesto non solo un’attività di coordinamento nazionale, ma anche un costante collegamento con organismi internazionali che si è raggiunto sia con la partecipazione ai lavori della stessa UIT-R (settore delle radiocomunicazioni dell’UTT) sia della CEPT (Conferenza Europea Postale e delle Telecomunicazioni), La stessa Unione Europea si è occupata di identificare gli argomenti all’ordine del giorno della Conferenza di suo interesse ed approvare un parere, accompagnato da un ventaglio di raccomandazioni, diretto ai Paesi allo scopo di ottenere vantaggi universalmente benefici dal macro evento. Per quanto riguarda i temi, svariati sono stati gli argomenti prospettati: dalla banda larga mobile al 4K (detto anche Ultra HD, uno standard per la risoluzione della televisione digitale, del cinema digitale e della grafica computer), passando per l’Internet of Things (neologismo riferito alla possibile estensione di Internet al mondo tangibile), futuri usi dei satelliti e 5G. Il dibattito centrale ha interessato il futuro uso della banda UHF (Ultra high frequency, frequenza ultra alta, che sta a indicare i segnali a radiofrequenza trasmessi nella banda che va da 300 MHz a 3 GHz): i rappresentanti di oltre 150 governi hanno stabilito che questo tipo di frequenze resterà assegnata esclusivamente ai servizi del DTT nella Regione 1 dell’ITU (Europa, Africa, Medio Oriente – a ovest del Golfo Persico – e tutto il territorio di Armenia, Azerbaigian, Federazione Russa, Georgia, Kazakistan, Mongolia, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Turchia e Ucraina) fino al 2023, decisione definita “storica” dall’EBU (European Broadcasting Union, l’ente, in nessun modo collegato con l’Unione Europea, che associa diversi operatori pubblici e privati del settore della teleradiodiffusione su scala nazionale). I delegati sono giunti a questa conclusione dopo essersi confrontati a lungo sulle frequenze più basse della banda UHF (470-694 MHz) che dovrebbero essere mantenute solo per il broadcasting o assegnate alla banda larga mobile: “i rappresentanti hanno raggiunto l’accordo per questa porzione di spettro, attualmente usata per i servizi televisivi come appunto il digitale terrestre e i radio microfoni, è troppo importante per essere allocata ai servizi mobili”, dichiara l’EBU. Le decisioni assunte per le frequenze 470-694 MHz non subiranno alcuna modifica neppure in occasione del WRC19, tra quattro anni. Variazioni previste, invece, per l’utilizzo dello spettro dell’intera banda UHF (470-960 MHz) per il WRC nel 2023, quando si deciderà anche in merito ad eventuali modifiche delle disposizioni ITU in materia. Tali decisioni, a detta dell’EBU, garantiranno maggiore sicurezza a molti Paesi della Regione 1 dell’ITU, che pertanto potranno continuare i loro programmi di passaggio al digitale senza il rischio imminente di un cambio nell’uso dello spettro. Diversi Stati hanno poi provveduto ad effettuare sostanziosi investimenti sulle piattaforme del dtt: l’EBU ha apprezzato “il forte supporto a favore dei servizi di broadcasting da parte dei governi nazionali, evidenziando che la decisione presa garantirà certezza regolamentare e fungerà da incentivo per ulteriori investimenti nella Tv digitale terrestre”. Simon Fell, Direttore Tecnologie e Innovazione dell’EBU, ha rimarcato la soddisfazione della “comunità mondiale dei broadcaster per questa importante decisione del WRC15 e così sarà anche per tutti quei milioni di spettatori che guardano la Tv sul digitale terrestre. Adesso che abbiamo certezza sull’accesso allo spettro, ha sottolineato Fell, l’industria può completare il passaggio alla trasmissione televisiva completamente digitale. Potranno anche continuare a innovare e garantire che tutti abbiano i benefici che i nuovi servizi comportano”. L’EBU ha poi manifestato apprezzamento nel notare che una grande maggioranza di Stati Membri dell’Unione europea abbia perpetrato la volontà di tenere basse le frequenze della banda UHF per la trasmissione terrestre. Le decisioni presa al WRC15, conclude l’EBU, avrà un impatto positivo nella Ue, confermando la direzione seguita dal Rapporto Lamy del 2014 secondo il quale la Tv digitale terrestre “potrebbe continuare almeno fino al 2030”. (S.F per NL)