E’ boom di connessione ad internet. Il motto del nuovo decennio è: "always on". Tanto che quasi il 15% degli italiani accede al web (anche) attraverso smartphone e il 32% utilizza connessioni Wi-FI.
Ciò, per quanto ci riguarda più da vicino, si traduce nella semplice considerazione che 9 milioni di italiani possono già ricevere, in outdoor, le trasmissioni radio e tv sul web, con prospettive di crescita rapidissima fino a quasi venti milioni di utenti. Cifre enormi, che altre tecnologie si sognano (si pensi solo a quanto tempo e denaro occorrerà per far crescere a tali livelli l’utenza della radio digitale immaginata da Agcom, cioè con gli standard DAB+ e DMB). Ma il bello è che, dal punto di vista degli editori, non occorre effettuare nessun tipo di investimento per raggiungere cotanta utenza: basta stimolarla coi prodotti giusti, dalla piattaforma corretta. E, non a caso, i piani operativi degli editori radiotelevisivi (nazionali ma anche locali) più accorti stanno rapidamente convergendo verso il web, soprattutto per quanto riguarda il podcasting (per la radio) e l’on demand (per la tv). Al punto che, a rafforzare la competizione sui contenuti, arriva la figura dell’editore individuale. Se aspiranti registi e produttori fino ad ora hanno usufruito dell’enorme opportunità di YouTube, ora è il momento degli editori in nuce, che possono letteralmente creare una propria Web Tv professionale attraverso Glomera (che presto fungerà anche da vetrina di idee per fornitori di contenuti per il DTT), oppure, dal 31 gennaio prossimo, contribuire alla web radio 2.0 con spirito da radio libera anni ’70, con l’italianissimo Spreaker, che si propone di ribaltare il concetto di radio in internet, trasformandolo in internet dentro la radio, attraverso il potenziale di Facebook (puntando addirittura in cinque anni al più che ambizioso fatturato di 20 milioni di euro). Iniziative favorite enormemente dai nuovi strumenti tecnologici che consentono di rendere la tv di casa una piattaforma per l’accesso al web e lo smartphone una radio e tv digitale portatile. Se Telecom Italia già prepara per la fine di febbraio la versione II del CuboVision, il decoder multipiattaforma che consente di ricevere il DTT e la IP Tv (ma non il Sat e la Web Tv), secondo il modello della tecnologia aperta ai suggerimenti degli utenti (quindi con un prodotto virtualmente mai finito e sempre perfettibile), già si affacciamo sul mercato apparecchi simili. E’ stato infatti presentato all’Electronic Show di Las Vegas il Boxee Box, dispositivo, curiosamente sempre cuboide, realizzato da D-Link che, collegato via HDMI al tv di casa e connesso alla rete via cavo o Wi-Fi, consente la navigazione e la riproduzione dei contenuti multimediali. In pratica, Boxee Box, che supporta tutti i più diffusi formati di file audio/video (cosicché l’utente non deve preoccuparsi di codec o altro), permette da subito di rendere la propria tv internet equipped, ricevendo stazioni IP Tv (con abilitazione dell’operatore di rete) ma anche Web Tv (con accesso aperto). Il limite, ovviamente, è che si tratta dell’ennesimo decoder da conciliare con la pletora di strumenti collegati al tv (decoder sat, ricevitore DTT se non integrato, dvd, videoregistratore, consolle videogiochi, home theatre, ecc. e relativi telecomandi). Un problema che avrebbe dovuto già da tempo essere risolto dal decoder-unico (ricevitore multistandard dallo schema comportamentale unico, per semplificare la vita all’utente). Quella chimera che è diventata, per i regolatori italiani (Agcom e MSE-Com), un soffice cuscino conciliante sogni dorati.