Lo dice uno degli emendamenti della Legge di Stabilità: una buona fetta dei ricavi del canone serviranno a finanziare le emittenti locali.
Abrogata la possibilità di suggellazione e le autocertificazioni di non possesso di tv saranno gestite solo dall’Agenzia delle Entrate di Torino. “Con il canone RAI non si finanzierà la RAI”, così si esprime il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Roberto Fico riguardo ad uno degli emendamenti approvati ieri sera dalla Commissione di Bilancio della Camera sulla Legge di Stabilità 2016. E in effetti, il commento potrebbe, una volta tanto, non essere poi così tanto fuori dalla realtà. Nel testo si legge, infatti, che le eventuali maggiori entrate derivanti dal canone andranno in parte all’Erario negli anni fra il 2016 e il 2018. Nello specifico, 33% per il prossimo anno e 50% per i due successivi. Queste entrate trattenute, verranno destinate “all’esenzione del pagamento del canone per gli ultra settantacinquenni con reddito inferiore a 8.000 euro annui; al finanziamento di un apposito fondo da istituire nello stato di previsione del MISE per garantire il pluralismo e l’innovazione dell’informazione sulle reti radiofoniche e televisive locali e, per un massimo di 50 mln annui, al fondo per la riduzione della pressione fiscale”. Erano già note le intenzioni di utilizzare le entrate extra per la riduzione della pressione fiscale e l’aumento delle fasce di esenzione per il canone, ma risulta nuova l’idea di destinarne parte alle emittenti locali. Lo stesso emendamento rinvia “ad un regolamento delegificato la definizione dei criteri di riparto e le procedure relative al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione”. Si accende ancora di più, dunque, la discussione riferita al fatto che il canone dovrebbe essere una tasta di scopo, che dovrebbe essere pagata unicamente per finanziare il servizio radiotelevisivo pubblico (cioè la RAI) mentre la Legge di Stabilità non ne prevede questo impiego in maniera esclusiva. Nel frattempo, l’Associazione tv locali di Confindustria, si affretta negli slanci adulatori con un succoso comunicato nel quale ringrazia Governo, Senatori e Deputati per l’importante emendamento (o meglio, per il servizio reso). Viene inoltre abrogata la possibilità di far suggellare il proprio apparecchio televisivo per interrompere così l’abbonamento. Di fatto, quindi, sarà ora sufficiente il mero possesso dell’apparecchio per dover pagare il canone. Per attestare di non possedere un televisore bisognerà segnalarlo via autocertificazione all’Agenzia delle Entrate. Unica piccola differenza, è che ci sarà un modulo apposito che, una volta compilato, dovrà essere spedito alla direzione provinciale I di Torino invece che a quella di competenza nel proprio territorio, che quindi sarà presumibilmente caricata da migliaia di richieste da gestire. (E.V. per NL)