Il Mise ha apportato alcune modifiche minori alla prima versione del decreto riguardante il canone Rai nella bolletta elettrica, ottenendo stavolta l’ok dal Consiglio di Stato; leggermente rivisitata la definizione dei dispositivi e inserito un articolo sulla privacy.
Arriva l’ok da parte del Consiglio di Stato, dopo la bocciatura di due settimane fa, del decreto riguardante il pagamento in bolletta del canone Rai. Il Mise ha infatti provveduto a modificare la prima proposta (arrivata oltretutto in ritardo) in alcune delle criticità evidenziate da palazzo Spada. Migliorata, in primo luogo, la definizione degli apparecchi interessati dall’imposta; il Mise ha volutamente evitato di inserire una disposizione che spiegasse precisamente quali sono gli apparecchi interessati dal canone in quanto avrebbe potuto “ingessare eccessivamente tale definizione”, soprattutto in virtù della “continua evoluzione delle tecniche di trasmissione e ricezione”. Per sciogliere il nodo, dunque, il Ministero ha preferito usare una nota esplicativa (prot. n. 28019 del 20 aprile 2016) che definisce come oggetto dell’imposta gli apparecchi “in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente o tramite decoder o sintonizzatore esterno”; e ancora “Non costituiscono quindi apparecchi televisivi computer, smartphone, tablet, ed ogni altro dispositivo se privi del sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare”. Altra questione aperta era quella riguardante la privacy, per la quale è stato opportunamente inserito l’articolo 8 del decreto; in questo, si stabilisce semplicemente che, lo scambio di informazioni fra i vari enti, dovrà avvenire in rispetto del D.lgs 196/2003 che prescrive come devono essere trattati i dati personali. Nell’articolo 6, inoltre, sarà scritto nero su bianco che nel caso in cui uno stesso nucleo famigliare abbia due membri residenti in abitazioni diverse, il canone sarà dovuto una sola volta. Infine, è chiarito dall’articolo 7 che le compensazioni economiche per le aziende elettriche saranno corrisposte dall’Agenzia delle entrate e che, quindi, non ricadranno sugli importi delle bollette. Il Mise non ha, infine, ritenuto necessario specificare che il canone sia dovuto una sola volta a prescindere dal numero di apparecchi posseduti in quanto questo “emergerebbe in maniera sufficientemente chiara” dalla legge 28/2015. Le famose criticità sembrano quindi ora risolte e pare che non ci siano ulteriori ostacoli sulla strada dell’introduzione dell’imposta nella bolletta elettrica. (E.V. per NL)