Modifiche alle nuove modalità di pagamento del canone RAI: probabile dietrofront sulla rateizzazione, rimosse le modifiche alle sanzioni previste ma non i dubbi sui dispositivi coinvolti; gli introiti saranno destinati a ridurre la pressione fiscale.
Fanno ancora discutere le nuove modalità previste per il pagamento del canone RAI proposte dalla nuova legge di stabilità, approdata lo scorso sabato al Quirinale. Nel testo presentato, si riscontrano alcune modifiche rispetto a quello pubblicato il 16 Ottobre e alcuni punti restano ancora oggetto di perplessità. L’importo del canone rimane fissato alla quota di 100 euro dal 2016 ma rimane in forse la possibilità di rateizzazione di tale importo. Sarà infatti il Ministero di Economia e Finanza a dover rilasciare, entro 45 giorni dall’approvazione della legge, un decreto che stabilisca “termini e modalità per il versamento all’erario dei canoni” e “per la rateizzazione” degli stessi. Resta inoltre aperto il discorso relativo alle domiciliazioni bancarie: chi paga le bollette dell’elettricità attraverso addebito diretto sul conto corrente, vedrà l’autorizzazione al prelievo estesa “al pagamento del canone televisivo”. Sorge però il dubbio riferito al caso in cui l’intestazione dell’utenza elettrica sia riferita ad una persona diversa rispetto al proprietario dell’apparecchio, che in questo caso dovrà provvedere al versamento attraverso conto corrente postale. Sparisce dal testo anche la modifica alla sanzione prevista in caso di evasione che, allo stato attuale, rimane quella già indicata nella norma vigente compresa, quindi, in un possibile intervallo che va da 2 a 6 volte l’importo del canone stesso. Infine, risulta ancora non troppo limpida la questione su quali apparecchi rendano necessario il pagamento della tassa; il sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonello Giacomelli afferma che “rimane l’impianto della normativa in vigore. È il possesso di un televisore il requisito per il pagamento del canone, non degli altri device”. Tuttavia, la legge vigente, stabilisce che sia tenuto al pagamento chiunque disponga di apparecchi “atti od adattabili alla ricezione delle audioaudizioni” e non è chiaro come questa definizione possa, senza modifiche, escludere dispositivi in grado di collegarsi al servizio di streaming live offerto online dalla RAI. Se la normativa dovesse riuscire nell’impresa di ottenere un recupero totale dell’evasione produrrebbe, secondo le stime, la cifra di 500 milioni (passando dagli 1,7 miliardi del 2015 a 2,2 miliardi). Tale somma non sarà tuttavia destinata alla RAI o alle telecomunicazioni ma al fondo taglia tasse, secondo quanto stabilito dalla stessa legge di stabilità, cosa che fa presagire un possibile allontanamento dalla prospettiva di un’ulteriore riduzione dell’imposta nel 2017. (E.V. per NL)