In ritardo il decreto ministeriale che doveva stabilire le modalità per il pagamento del canone in bolletta; Assoelettrica lamenta ancora diversi dubbi irrisolti e intanto si alimenta la polemica creando confusione fra le attuazioni della norma e l’equità della stessa.
E’ ormai diventata una barzelletta, oltre che l’imposta più chiacchierata d’Italia, quella del canone Rai nella bolletta elettrica a partire da luglio 2016. Due giorni fa, infatti, è scaduto il termine ultimo (dettato dalla Legge di Stabilità) per l’emanazione del decreto ministeriale contenente le “modalità per riversare al fisco il canone Rai pagato nella bolletta elettrica”, decreto che ovviamente non si è visto. Il risultato è una situazione di panico collettivo che serpeggia fra le compagnie elettriche, le quali non sanno ancora come dovranno comportarsi per adeguarsi alla nuova norma. Secondo Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, le compagnie devono affrontare una serie di problematiche ancora irrisolte. Ad esempio, “incrociare le banche dati” con gli enti pubblici e sciogliere alcuni dubbi che ancora aleggiano sulla norma, derivanti da questioni come i “ritardati pagamenti” o “l’eventualità di un cambio di fornitore”. Queste questioni sarebbero state esposte, sempre secondo Testa, in un documento inviato al Ministero dello Sviluppo Economico, rimasto ancora senza risposta. Il rischio è che la situazione esploda in mano al Governo una volta raggiunta la scadenza di luglio e tutto a causa dei ritardi che, come sempre, caratterizzano il nostro paese. A caricare ulteriormente la polemica, c’è chi semplicemente non vuole che si paghi il canone, finendo per mescolare le acque fra problematiche legate all’attuazione (totalmente inefficiente) della nuova norma e quanto questa sia giusta a priori, o meglio quanto sia giusto in generale pagare il canone Rai. Fra questi, ad esempio, evidenziamo l’editore de La7, Urbano Cairo (foto), il quale definisce la riforma “scandalosa” se si considera che “la tv in due anni ha perso il 33% della raccolta pubblicitaria”. L’editore accusa inoltre la concessionaria dell’emittente pubblica di fare “una politica di dumping sulle tariffe”, ovvero di far scendere artificiosamente i costi per singolo contatto. A sostegno di quest’ultima affermazione, Cairo evidenzia come il prezzo per contatto in Italia “è la metà rispetto alla Germania” e che lo stesso “è sceso del 38% negli ultimi quattro anni solo a causa del dumping della Rai”. “Perché il Tg1 è servizio pubblico e il tg di Enrico Mentana non lo è?” continua Cairo, chiedendosi se non sia il caso di “fare una gara aperta” per stabilire chi effettivamente fa servizio pubblico in base a criteri stabiliti dal Governo. Una questione, quella del rinnovo della convenzione, che viene ultimamente discussa nel Regno Unito. Insomma, la situazione diventa sempre più spinosa e la continua sordità dei soggetti pubblici competenti, contribuisce a rendere il tutto ogni giorno un po’ più caotico e confusionario. Insomma un po’ più italiano. (E.V. per NL)