Duri mesi di lavoro aspettano Paolo Romani (foto), il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico delegato alla guida del dipartimento delle Comunicazioni, che, come noto, ha ereditato le funzioni del Ministero delle Comunicazioni.
Se conosciamo bene Romani, uomo pragmatico e dalle rapide decisioni, non dovrebbero attenderci demolizioni e ricostruzioni dell’intera struttura operativa dell’ex dicastero delle Comunicazioni e contestuali faraonici progetti di riforma del sistema radiotelevisivo, quanto interventi mirati e solleciti (anche se non necessariamente indolori), indirizzati a rimettere in moto l’ingolfata macchina delle comunicazioni. E’ chiaro che tali misure dovranno essere adottate prima di tutto sull’organizzazione centrale del dipartimento delle Comunicazioni del MSE, cioè su quelle che sono ancora la D.G.S.C.E.R. e la D.G.P.G.S.R. (le denominazioni non dovrebbero, allo stato, essere mutate), cercando di ottimizzare le odierne risorse operative, evitando le distonie purtroppo spesso registrate (invero, sovente, a seguito di contraddittorie posizioni assunte dalla direzione tecnica, generanti confusione e cambi d’orientamento negli uffici periferici). Il piano di lavoro dovrà, quindi, dirigersi sugli organi di territorio, cioè su quegli Ispettorati territoriali che rappresentano il più frequente punto di contatto con l’utenza e, naturalmente, la prima linea nella gestione dei problemi radioelettrici. A riguardo, questo periodico aveva anticipato per primo la possibilità che gli stessi, in futuro, potessero essere configurati, sul piano giuridico, sotto forma di “agenzie”, al pari delle A.R.P.A., soluzione che consentirebbe evidenti benefici in termini operativi (stante la configurazione “federalista” in pectore, che agevolerebbe l’autogoverno anche sul piano economico-finanziario). Il terzo livello di intervento dovrà, a nostro avviso, attenere al rapporto con l’Agcom, allo stato confuso e foriero di sovrapposizioni di competenze a tutto danno dell’economia della P.A. e, ovviamente, dell’utenza. Infine, un residuo intervento, ma non per questo meno importante, dovrà riguardare l’aspetto comunicativo del dicastero (il Ministero delle Comunicazioni dell’ultimo governo è apparso il meno propenso all’interazione con gli operatori, a partire dal silente ufficio stampa centrale). In merito, non si potrà prescindere dal formare i dipendenti pubblici sull’importanza delle relazioni con l’utenza, sburocratizzando il rapporto a tutto vantaggio dell’economia operativa (basti pensare al costo – sia in termini economici che temporali – della corrispondenza postale per la richiesta di elementi accessori per la conclusione di un procedimento: attività, nella maggioranza dei casi, ovviabile attraverso una semplice e veloce telefonata). Vedremo se Romani, che ha vissuto l’esperienza di operatore del settore, e quindi ha provato sulla sua pelle le disfunzioni della P.A. di specie, non tradirà le grandi aspettative in lui riposte.