"Piu’ che di riforma della professione forense, di controriforma si dovrebbe parlare, visto che invece che andare nella direzione di una regolamentazione maggiormente liberale e aperta al mercato, la norma va verso una ulteriore chiusura della corporazione, riuscendo sia a colpire e danneggiare gli interessi dei consumatori che quella dei giovani avvocati, restringendo l’accesso alla professione e impedendo una concorrenza che avvantaggerebbe i professionisti migliori".
La senatrice Poletti (PD) è uno dei 114 senatori che hanno votato contro il ddl di riforma forense che è stato comunque approvato con 155 voti a favore (11 gli astenuti). Un ritorno al medioevo che si spera venga ora stroncato dalla lettura alla Camera (sempre che il governo non cada prima). "L’esistenza di un ordine, che di fatto limita l’accesso alla professione e la concorrenza, puo’ esistere solo in funzione di un pubblico interesse, se invece prevale l’interesse per la stessa categoria e’ nei fatti un ostacolo al pubblico interesse" – spiega la Poletti in una nota – "Un testo che il Senato non e’ riuscito a migliorare, dato che era l’impostazione a non reggere. Troppo elevato e’ il numero degli avvocati, oltre 130 mila, eppure continua a crescere la domanda di consulenza legale e stragiudiziale. Il cittadino, l’impresa si rivolge all’estero e si rivolge ad altro che agli studi legali, ma se questo mercato cresce non dovrebbe preoccupare il numero degli avvocati, ma dovrebbe interessarci la qualita’ dei servizi offerti agli utenti. E questo disegno di legge compie il percorso esattamente inverso, cerca di spartire la torta del mercato delle consulenze legali e stragiudiziali, oltre a quello dell’assistenza legale, agli avvocati gia’ presenti, impedendo e ostacolando nuovi accessi e impedendo a chiunque la consulenza stragiudiziale, come nel caso delle agenzie di infortunistica stradale che dalla mattina alla sera verranno chiuse. L’alternativa a questo intervento statalista e corporativo, non e’ la giungla, ma le regole, la trasparenza e la concorrenza di un mercato che funzioni come nei paesi europei", conclude la senatrice.