Rischio di sottrazione alle associazioni delle imprese e dei consumatori delle conciliazioni obbligatorie e a pagamento per controversie in caso di contratti assicurativi, delle telecomunicazioni, bancari, finanziari, successioni, locazioni, condominio, ecc.
Paolo Landi, presidente di Adiconsum: “La conciliazione obbligatoria a pagamento non favorisce l’accesso alla giustizia del cittadino, al contrario apre il grande business alla giustizia privata”.
Continua ad allargarsi il fronte del no alla riforma forense voluta dal Consiglio Nazionale Forense ed appoggiata dal ministro alla Giustizia – e avvocato – Angelino Alfano (foto), che ora rischia un clamoroso boomerang mediatico. Contro il progetto di legge, che probabilmente sarebbe passato indenne in Parlamento nell’indifferenza generale, se non avesse avuto l’ardire di prevedere la riserva della consulenza legale agli avvocati, è scesa in campo anche l’associazione di consumatori Adiconsum. In duro comunicato odierno, i consumatori lamentano come "Le lobby professionali sembrano trovare un grande appoggio in Parlamento, soprattutto quando la lobby interessata è quella degli avvocati, molto ben rappresentata nei vari partiti. Le procedure conciliative possono ridurre il carico di lavoro nei tribunali, ma se la conciliazione è obbligatoria e a pagamento, così come previsto dal decreto legislativo all’esame del Parlamento in materia di controversie civili e commerciali che riguardano locazioni, successioni, contratti assicurativi, bancari e finanziari, ecc., la conciliazione non è più un diritto, bensì un grande business per la giustizia privata". In un governo che comincia a scricchiolare ed ha davanti a sé lo spettro delle elezioni anticipate, una presa di posizione come quella del ministro Alfano a favore di una classe professionale malvista dai cittadini, quale quella degli avvocati (è agli ultimi posti nella classifica di gradimento dei liberi professionisti tra la gente comune), rischia di fare dei danni enormi in termini di consenso. "Se a questa riforma si collega poi la pretesa di esclusività da parte dell’ordine forense di assistenza legale nelle procedure conciliative il gioco è fatto: siamo alle corporazioni o come dice il presidente Catricalà “ad un ritorno al passato di 70 anni”, continuano i consumatori. In un documento inviato ai gruppi parlamentari, Adiconsum ha chiesto che venga cancellata l’obbligatorietà e che anche le altre forme di conciliazione, in particolare quelle attuate con le altre imprese di servizio o con alcuni ordini professionali, siano equiparate alla conciliazione regolamentata nel decreto. "Va ricordato che le procedure conciliative svolte direttamente dalle associazioni consumatori con le imprese (e fra queste citiamo quelle con Eni, Enel, Telecom, FS, Poste, Intesa San Paolo, Unicredit, compagnie di assicurazioni, ecc.) hanno risolto negli ultimi 2 anni problemi per oltre 100.000 consumatori", ricorda Adiconsum che considera, inoltre, "buona parte di questa normativa all’esame del Parlamento incompatibile con i principi europei di indipendenza e di procedure conciliative a costi contenuti".