Alla fine Echo, lo smart speaker di Amazon, è arrivato anche da noi. Ed è partito l’assalto alla diligenza: scorte già esaurite, tanto che contraddicendo la politica di Amazon del “tutto subito”, se si prenota oggi la versione con lo schermo (Echo Spot), arriverà a casa a fine novembre. L’attenzione è certamente superiore a quella di Google Home, anche per le maggiori performance del device ed i prezzi più abbordabili.
Ma la diligenza è inseguita anche dai fornitori di contenuti audio/video: la maggior parte delle grandi radio è già presente (RTL, RAI, RDS, Radio Italia, ecc.) ed anche i player locali si stanno dotando di skill per occupare l’importante piattaforma che definitivamente porterà in soffitta i ricevitori FM nell’indoor.
Ma la vera rivoluzione in ambiente radiotelevisivo non è ovviamente l’Intelligenza Artificiale che governa gli smart speaker in genere, indirizzando le scelte dell’utente, quanto il cambiamento del modello radiofonico, che dal live streaming, tipico della radio di flusso, passa al podcasting, espressione di radio di programmi e talk.
Le radio su Echo e Google Home, non troveranno terreno fertile dell’utilizzo musicale: quella battaglia è persa in partenza con colossi consolidati quali Spotify, Amazon Music, YouTube. Il valore aggiunto per le emittenti sarà costituito dal podcasting di contenuti originali nell’ambito dell’infotainment, l’informazione che coniuga l’intrattenimento. La tv tradizionale l’ha già capito e sta virando prepotentemente in quella direzione, abbandonando film e fiction ai servizi di streaming on demand come Netflix e Prime Video. Inutile combattere una guerra già persa in partenza, come ha rilevato anche il Regolatore UK ammonendo la BBC.
Gli studiosi della radiofonia s’interrogano se nel medium del futuro, quello appunto la cui fruizione è mediata dall’Intelligenza Artificiale (per ora in casa, ma presto anche nelle auto interconnesse), avrà comunque uno spazio musicale. Le risposte fin ora date non persuadono: forse c’è speranza per soluzioni brand bouquet che mutuano l’esperienza di Pandora, declinando centinaia di radio tematiche unite dal medesimo brand, che generano piccoli ascolti che fanno cumulo, in controtendenza col modello radio che ha fin qui imperato, con grandi performance numeriche di poche emittenti. Ma il domani della radio, sembra sempre più chiaro, sarà quasi certamente quello di un medium per adulti alla ricerca di parlato, più che di musica