Si tratta di una sentenza molto interessante: quella formula consentirà alla signora non solo di richiedere il pagamento delle spese legali sostenute, ma anche di avvantaggiarsi nell’altro processo che vede le major accusate di frode, abusi, violazione della privacy e associazione criminale (RICO).
Secondo alcuni esperti, ripresi da ars technica, RIAA non è riuscita a dimostrare di avere prove tangibili delle violazioni contestate alla Andersen. Inoltre, per motivi forse legati alla particolare delicatezza di questo caso, aveva deciso di accettare la chiusura del caso “with prejudice”, una proposta che ha dato modo alla difesa della Andersen di dimostrare la sostanziale vacuità delle accuse delle major. In una mail spedita alla testata statunitense, la signora Andersen ha ribadito l’intenzione di andare avanti con l’altra causa.
Ed è interessante notare come in questi stessi giorni in Florida sia balzato all’onore delle cronache un altro caso di contro-denuncia, questa volta rivolta contro Universal.
In questo nuovo caso la signora Suzy Del Cid ha deciso di contrattaccare: denunciata dalla major per presunte attività di downloading illegale, ora chiede che Universal risponda per violazione di proprietà privata, frode informatica, pratiche commerciali sleali, estorsione e associazione a delinquere.
Dario d’Elia