La Rete Unica di TIM e Open Fiber anticipa di un lustro il pensionamento del DTT e della sat tv. E manda in affanno RAI e Mediaset. Con buona pace di chi pensava che l’IP Tv di massa fosse poco più che un esercizio di fantasia, gli eventi connessi alla Rete Unica stanno cogliendo molti player alla sprovvista. Anche per via di imprevisti sviluppi giuridici.
Stress test
Prima lo stress test del lockdown, che ha dimostrato che la infrastruttura di rete italiana è in grado di reggere già ora le sollecitazioni legate ad una congestione di richieste di accesso attraverso device connessi.
Rete unica
Poi (non evidentemente casualmente) l’annuncio della Rete Unica promossa da TIM (Gruppo Vivendi, che detiene il 23,68% delle quote) e Open Fiber (telco infrastrutturale partecipata in modo paritario da Cdp Equity – cioè Cassa Depositi e Prestiti – e da Enel), che condurrà alla complementarietà (in vista di una non facile integrazione tecnica sostanziale) delle due infrastrutture.
FTTH business
Con l’obiettivo di massimizzare la ftth, cioè la “fibra fino alla casa”. Ovvero il business più promettente per il futuro, legato alla somministrazione di contenuti audio/video con massima definizione a domicilio.
Salini prenota il tavolo
L’operazione Rete Unica ha fatto premere sull’acceleratore della IP Tv la RAI, il cui cda ha dato mandato all’unanimità all’amministratore delegato Fabrizio Salini per favorire la partecipazione “a iniziative e tavoli, in particolare della componente pubblica, sulla rete unica”. Il tutto per assicurare “un ruolo a garanzia della neutralità della rete e dello sviluppo delle infrastrutture”.
Aggiungi un posto al tavolo
Detto in due parole: la RAI vede il rischio di estromissione dai giochi relativi allo sviluppo della banda ultralarga (= IP Tv) su cui è peraltro impegnata e quindi cerca di recuperare un posto al tavolo decisionale.
Risvolti imprevisti
Volontà identica in casa Mediaset, che vuole approfittare dell’indiretto risvolto positivo della decisione della Corte di Giustizia UE nel contenzioso che la vede opposta a Vivendi (uno dei player – indirettamente – al tavolo della Rete Unica).
La bocciatura della Legge Gasparri che vietava l’incrocio societario fra telco (TIM) e broadcaster (Mediaset) apre infatti la porta al Biscione per sedere al consesso sul futuro IP attraverso la Rete Unica.
L’angolo dietro il quale c’è il futuro
Come scriviamo infatti da anni, che il futuro televisivo sia esclusivamente IP, con archiviazione definitiva di DTT e sat nell’arco di meno di un decennio non è un’ipotesi da confermare, ma una oggettività cui resta solo da assegnare una data precisa.
Una data che il Covid-19 rende più vicina di quanto si potesse prevedere.