Si chiama “Centoventi secondi” il progetto lanciato in questi giorni da Tgcom che prevede la produzione di servizi giornalistici originali, completamente girati e montati dal pubblico, da inserire tra le notizie del portale di informazione tra i più frequentati d’Italia e, se meritevole, da mandare in onda in televisione. La redazione pone due soli limiti ai potenziali reporter di strada. Il primo, di tipo formale e tecnico, vuole che il girato non debba superare i centoventi secondi, che danno il nome al progetto, con una preferenza per i formati .wmv, ma con apertura per i file .mpg, .avi e .3gp; in ogni caso, il peso del file non deve essere superiore ai dieci megabyte. Il secondo limite riguarda, invece, il contenuto: i prodotti devono essere originali e non riciclati dalla enorme massa di materiale pubblicato in Rete. E’ chiesto di raccontare in due minuti, utilizzando la propria telecamera o il proprio videofonino, ciò che sfugge agli organi di stampa: un angolo della propria città particolarmente bello oppure un servizio che non funziona come dovrebbe, la vita dei giovani spiegata per una volta da loro stessi oppure storie di persone che hanno qualcosa da condividere, ma non un microfono per farlo, ma anche momenti di divertimento e di goliardia, nonché talenti nascosti. Naturalmente non sono ammessi contenuti osceni, parolacce, riferimenti più o meno diretti a marchi e qualsiasi video che coinvolga direttamente persone che non hanno concesso il loro consenso. Tgcom presenta il progetto come un’opportunità per il pubblico ed un modo per abbattere la barriera che separa chi le notizie le prepara da chi le consuma. Di fatto, viene confermato un trend nel fare informazione negli ultimi anni, che vuole il ricorso a nuovi media ma anche a nuove forme della comunicazione, che sembrano porci oltre il campo delle comunicazioni di massa per avvicinarci fino al limite della comunicazione uno a uno. Affiancate, ma non sostitutive del broadcasting tradizionale, queste nuove frontiere dell’informazione sollecitano una riflessione sulla qualità e la democraticità dei media tradizionali. (Mara Clemente per NL)