Agcom ha pubblicato il resconto della attività annuale e le considerazioni sulla propria ricognizione sull’universo mediatico e tecnologico nel campo di competenza. Poche sorprese nell’ambito delle tlc e qualche implicazione politica nelle deduzioni sul sistema radiotelevisivo che ha infiammato gli animi predisposti.
In cima a tutto la constatazione del superamento del concetto di duopolio RAI-Mediaset con l’ingresso nel panorama tv di Sky. Apriti cielo: toccato l’argomento tabù italiano. Guai a dire che il duopolio non c’è più: Sky non è terrestre (Murdoch è di un altro pianeta) e quindi non può essere paragonato alla presenza coi piedi per terra di Mediaset e RAI. Non solo: la piattaforma dello Squalo è criptata, mentre quella della famiglia Berlusconi e dello sfasciato e malcondotto carrozzone pubblico radiotelevisivo è free, quindi si confronterebbero mele con pere. E così mentre la lagnosa intellighenzia mediatica italiana lancia i soliti triti anatemi, il tycoon australiano se la ride dall’ultimo piano della sua News Corp. Altro che balle, Calabrò ci ha visto giusto: Murdoch sta spianando il campo e, zitto zitto, sta consolidando posizioni sia sul campo pubblicitario (la concessionaria di Sky sta andando alla grande), sia su quello degli abbonamenti (altro che le tesserine di Mediaset per il DTT!), sia in tema di autorevolezza informativa (Sky TG 24 è considerato ormai da molti come il telegiornale più equilibrato). Come se la valutazione dell’incidenza di un gruppo editoriale sul sistema radiotelevisivo si dovesse fare non sulla base del valore assoluto (il numero degli ascoltatori/utenti), ma in funzione del sistema diffusivo! Roba da ridere; oppure, più probabilmente, constatazione meramente strumentale. Perché quel che dice Calabrò (foto), in questo caso, è proprio vero: senza che (quasi) nessuno se ne accorgesse, il duopolio si è incrinato e, seppur non sgretolato, mostra ora più di qualche evidente crepa strutturale. Ma, si sa, guai a toccare certi italianissimi dogmi. Piuttosto, Agcom pecca sulla questione tv locali: vero è che nel nostro Paese esse hanno una presenza senza riscontro numerico in altri stati, ma si tratta in moltissimi casi di soggetti tenuti in vita con il respiratore artificiale (contributi), con ricavi ridicoli e programmazione senza dignità, in attesa di vendere baracca e burattini (anzi, solo i burattini) al miglior offerente interessato a rafforzare la presenza in UHF o VHF.