E’ stata presentata oggi alla Camera dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, la relazione annuale al Parlamento. Agli occhi balza immediatamente la circostanza che, in ambito tv, Sky Italia è considerato il secondo gruppo televisivo per ricavi dopo RAI e davanti a Mediaset, che scende al terzo posto. Lo scorso anno i ricavi complessivi del settore tv hanno raggiunto 8,4 miliardi di euro (+4,1% rispetto al 2007). «I ricavi per operatore – spiega Calabrò – risultano così distribuiti: Rai 2.723 milioni di euro, Sky Italia 2.640 milioni di euro, Rti 2.531 milioni di euro». «La Rai è ancora la principale media company italiana con oltre 2,7 miliardi di euro di ricavi, anche se in decremento rispetto al 2007 a causa della flessione della pubblicità (-3,6%)». Gli introiti da canone, invece, sono cresciuti del 2,3% grazie all’aumento dell’importo unitario. «Sky Italia consolida la sua posizione, divenendo addirittura il secondo gruppo televisivo per ricavi. Il gruppo Mediaset (che scende al terzo posto, con un calo della pubblicità dello 0,3%) vede il rafforzamento della propria offerta a pagamento sul digitale terrestre (passando da 125 a 199 milioni di euro)». Il comparto televisivo ha «una struttura dominata dalla presenza, ormai comparabile, di tre soggetti, con una posizione simmetrica in termini di ricavi complessivi», precisa Agcom, che sottolinea come Mediaset sia leader della pubblicità e nuovo concorrente nelle offerte a pagamento. Nondimeno, Sky è dominatore, per ora incontrastato, della pay tv e nuovo player di spessore nella pubblicità. RAI invece mantiene le classiche posizioni attraverso una quota di rilievo nella pubblicità e prelevando le risorse residue dal canone di abbonamento. Quanto al nuovo panorama digitale, per Agcom il processo «potrebbe essere accelerato, anticipando la data finale del novembre 2012». Avvicinando lo switch off «si abbrevierebbe il ‘divide’ tra il resto d’Italia e la Sicilia e la Calabria (destinate a passare al digitale per ultime); si ridurrebbero inoltre i costi della transizione». Per Calabrò, infatti, la transizione è in corso e sostanzialmente funziona e il metodo della diffusione a macchia di leopardo si dimostra efficace allo scopo. Essenziale per Agcom è che l’utenza sia perfettamente informata del processo in atto, in quanto il passaggio al digitale deve essere accettato dalla popolazione, non subìto. Attraverso la «cura dimagrante imposta» a Rai e Mediaset e ad una «maggiore efficienza» nell’impiego delle risorse frequenziale, risulterà disponibile un dividendo nazionale di 5 reti, che verrà messo a gara con criteri e correttivi che garantiranno l’apertura alla concorrenza, l’ingresso di nuovi operatori e la valorizzazione di nuovi programmi. A riguardo, Calabrò ha ricordato che l’organismo di garanzia ha adottato una delibera che detta i criteri per il passaggio al digitale, in base alla quale Mediaset e Rai ridurranno le loro reti da 5 a 4; anche Telecom Italia scenderà da 4 a 3. Le altre emittenti nazionali manterranno invece le loro reti. Europa 7 ha la sua rete (anche se ha dato buca alla partenza), ponendo termine così a un contenzioso decennale, mentre un terzo delle risorse andrà alle tv locali. Il viceministro allo Sviluppo economico, Paolo Romani, ha, per parte propria, confermato che la migrazione al DTT, prevista per la fine del 2012, potrebbe essere anticipata, specificando che il Governo sta verificando questa possibilità. Per Romani «Ha ragione Calabrò sul fatto che lasciare per ultime la Sicilia e la Calabria nel passaggio al digitale potrebbe sembrare fatto apposta. Ma la scelta delle Regioni da convertire alla nuova tecnologia è stata fatta anche in base al coordinamento internazionale».