La tv generalista non fa altro che offrire copie, più o meno brutte, di se stessa. La Carrà che rifà la Carrà, la D’Urso che rifà la Parodi, la Clerici che rifà Baudo, Bonolis che rifà Sanremo… creatività zero, noia tanta, emozioni assenti. Il pubblico così abbandona le generaliste (lo dicono i dati Auditel), migrando in parte sul satellite e sempre più spesso verso il web. Per guardare nuove forme di televisione (YouTube in testa), certo, ma anche e soprattutto per sperimentare nuove metodologie di video-comunicazione.
Ecco allora uno degli esempi più interessanti, Realbirth.tv, una televisione messa in piedi da una coppia che a gennaio partorirà il primogenito. Oggi Erik e Jodi mettono in mostra la loro vita, tra attese, patatine fritte alle due del mattino, piccoli dolori, acquisti di passeggini e vestitini e tutto quel che rappresenta per loro questo momento. La loro quotidianità. Un reality show, certo, forse qualcosa di apparentemente già visto sui canali satellitari. Con, però, la immediatezza di internet e l’interazione reale, istantanea, spontanea tipica dei blog.
Un videoblog, insomma, una tv fatta in casa, un modo originale per condividere non solo la gioia di un momento tanto importante, ma soprattutto per tornare a Comunicare. Con la “C” maiuscola. Perché nei video di Erik e Jodi, italiano lui, australiana lei, ma trasferitisi a Berlino, ci sono persone vere, c’è passione per il futuro nascituro e per l’esperimento che stanno conducendo, c’è curiosità per i commenti e i consigli che arrivano dagli spettatori-utenti. Inoltre, il sito è attrezzato per accogliere la pubblicità, o anche semplici donazioni degli utenti.
C’è emozione, insomma. Quella che la tv generalista oggi crea solo artificialmente con applausi telecomandati, facce che perdono il sorriso quando si spegne il led rosso della telecamera, autori che si ucciderebbero per un pizzico di notorietà in più ma che se ne fregano dello spettatore. Ecco, basterebbe poco: cercare, ancora, di trasmettere emozioni. Quelle che, a dispetto di quanto sostengono illustri sociologi, in Rete corrono veloci. E sono più reali di quelle, virtuali, del piccolo schermo.
Alessandro Rimassa