La società, controllata al 100% dalla Rai, è un asset che vale circa 200 milioni di euro ma che soprattutto è strategica per il futuro del digitale terrestre.
Secondo quanto riportato da “Il Sole 24 Ore” alcuni giorni fa, Viale Mazzini avrebbe deciso di mettere all’asta RaiWay, la società della Tv pubblica che controlla i ripetitori Rai. Tra gli interessati ci sarebbero varie società, anche di private equity.
Tra le prime società ‘aspiranti’ ci sarebbe Clessidra, il fondo che fa capo a Claudio Sposito, e il nuovo fondo Infrastrutture-F2I, guidato da Vito Gamberale (anche se fonti vicine a F2I hanno smentito). Altra società interessata a RaiWay sarebbe Crown Castle, compagnia texana di broadcasting con la quale anni fa erano state concluse le trattative per una partnership-vendita di RaiWay, poi bloccate dall’ex ministro Gasparri, e infine DMT.
Quest’ultima società è guidata da Alessandro Falciai il quale, da tempo, sarebbe interessato alla società che gestisce i ripetitori Rai. Lo stesso Falciai ha dichiarato a ‘Il Sole 24 Ore’: “A un’eventuale vendita di RaiWay guardiamo con molto interesse e siamo interessati a fare un’offerta”.
Questa candidatura potrebbe però sollevare qualche polemica. DMT, infatti, è nata a suo tempo da un’operazione societaria effettuata nell’ambito di Mediaset, la ‘grande rivale’ della Rai. Lo stesso Falciai ha però subito messo le mani avanti, dichiarando che DMT, “pur essendo nata da una costola di Mediaset, oggi è l’unica società di tower operator indipendente, quotata in Europa, aperta a tutti gli operatori. E questa è la nostra forza”.
Tra i gruppi interessati a RaiWay ci sarebbero anche alcune società telefoniche e media company, tra l’altro già clienti di RaiWay come Vodafone, Sky, 3 Italia e La7.
Raiway è nata nel 1999 ed ha 2300 siti, su diversi dei quali, a causa dei vincoli ambientali, sarebbe arduo per altri operatori collocare impianti di trasmissione. Ha chiuso il bilancio del 2005, l’ultimo disponibile, con profitti di 5 milioni, per un giro d’affari di 192 milioni di euro.