Decidere di svolgere l’attività di operatore di rete DTT in ambito locale è stata una scelta premiante per RAI? A giudicare dalla piega che sta prendendo la questione, soprattutto nel nord Italia, più di qualche dubbio sorge. In generale, non pare che RAI (per tramite del proprio braccio tecnico-operativo Rai Way) abbia nelle proprie corde il business del trasporto di programmi terzi, vista anche la conduzione del mux nazionale DAB, deficitario in termini di diffusione e con evidente scarsa propensione all’implementazione.
No DAB carrier
Ma se per il DAB l’indisponibilità alla cessione di capacità trasmissiva verso l’esterno è stata palesata dai ricorsi a TAR e CdS, sul DTT la situazione è contraria: i diritti d’uso per i quali Rai Way ha concorso ai bandi ottenendo l’assegnazione erano (rectius, sono) espressamente riservati alla veicolazione di fornitori indipendenti, identificati da graduatorie di FSMA stilate dal Ministero (allora dello Sviluppo economico) a seguito di procedure competitive.
Scelta consapevole
Si trattava quindi di una scelta commerciale consapevole e non obbligata dal cd. must carry.
Rai Way
Le perplessità a riguardo dell’opportunità di Rai Way di operare come network provider puro è particolarmente evidente nel nord Italia, dove la rete di 1° livello n. 2 per la AT03 (Lombardia e Piemonte orientale) e quella di 2° livello n. 1 nella AT01 (Piemonte) sono, dalla loro attivazione, al centro di durissime contestazioni per disservizi da parte di fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) e di utenti (basta leggere i forum specializzati per farsi un’idea delle lamentele sul servizio nelle due aree tecniche).
Actus trium personarum
Non solo, come aveva anticipato NL, la situazione sta evolvendo in sede giudiziaria con procedimenti civili promossi dai content provider che contestano a Rai Way canoni ritenuti sproporzionati per la qualità del servizio, valutato come insufficiente a garantire il raggiungimento delle quote di popolazione fissati dai bandi per l’attribuzione dei diritti d’uso agli operatori di rete areali.
Anche il Piano di attribuzione delle frequenze sub judice
Procedimenti giudiziari civili – che si aggiungono a quelli avanti alla giustizia amministrativa per la controversa vicenda delle attribuzione LCN sovrapposte nel Piemonte orientale (condiviso tra le reti regionali AT03 e AT01) – che probabilmente sfrutteranno lo strumento della CTU (consulenza tecnica d’ufficio) per accertare la portata delle doglianze dei FSMA.
Rinunce
E, come se non bastasse, si stanno registrando diverse rinunce alla veicolazione, come desumibile dagli aggiornamenti pubblicati dalle pagine specializzate sui fornitori veicolati sulle due reti del nord Italia principalmente interessate da queste problematiche.
Modelli gestionali
Una situazione, quella dei mux locali, che non lascia indenne l’altro grande operatore di rete areale, EI Towers, ma non certamente nella misura che si sta registrando per Rai Way. Dalle informazioni rese a NL dai FSMA, sembra che a fare la differenza tra i due operatori sia il modus operandi.
EI Towers vs Rai Way
Flessibile, moderatamente reattivo e comunque generalmente disponibile al confronto (ancorché non sempre risolutivo del problema) quello di EI Towers; rigido, lento ed usualmente ed intollerabilmente ingessato quello di Rai Way, stando a quanto riferito dai FSMA sentiti da NL.
Way out
Certo è che dopo il compimento del primo anno di attività come operatore di rete locale DTT, Rai Way dovrà rendere conto dei risultati del proprio business sul piano sostanziale. E se questo non fosse all’altezza delle previsioni, qualcuno dovrà giustificare scelte, investimenti effettuati e modalità di gestione.