Grillo dice che abbiamo un’informazione da terzo mondo, che i giornalisti sono il vero cancro del nostro Paese. Come dargli torto? Nonostante un ostentato bon ton, nei salotti “buoni” della politica italiana, di cui Porta a Porta è emblema, esiste una tendenza tutta italiana a invitare i politici e a costruir loro la trasmissione così come la desiderano. Abbiamo ascoltato recentemente intercettazioni in cui Bruno Vespa (foto) concordava con i dirigenti dell’azienda i toni, gli argomenti, le domande che avrebbe dovuto fare a questo o a quel politico. Non bisogna stupirsi, poi, se d’oltreoceano, negli Stati Uniti (ma anche in Europa), osservano con malcelata incredulità tutto questo. Si tratta certamente di una differente tradizione nel modo di fare informazione, le cui radici vanno ricercate indietro di qualche secolo. Negli States, ad esempio, se un esponente politico viene ospitato in una qualsiasi trasmissione d’approfondimento, la cosa più naturale del mondo è assoldare i giornalisti più invisi al personaggio di turno, in modo da metterlo in difficoltà il più possibile. È ovvio, il mestiere del giornalista è quello di far venire a galla le faccende scabrose, gli scandali, mica quello di mostrarsi accomodante con il politico o il politicante di turno.
Lunedì, nel corso della puntata di Porta a Porta, soggetta alle rigide regole dettate dalla Commissione di Vigilanza per la campagna elettorale, ospiti in studio erano Bertinotti e Casini. Ciascuno aveva alle calcagna un giornalista che lo tempestava di domande su programmi elettorali e quant’altro. L’attento segugio assegnato al leader Udc era Roberto Papetti, giornalista d’indubbio livello, con un solo neo: è il direttore de “Il Gazzettino”, quotidiano di proprietà della società editrice Caltagirone. Cosa c’è di male? C’è di male che Caltagirone altri non è che il suocero di Casini. Non solo, nel CdA del quotidiano siede anche Azzurra Caltagirone, la bella moglie del candidato premier. Ecco perché, forse, invece che un attento segugio, Papetti è sembrato un tenero cagnolino. Sarà stata una coincidenza, un caso ma, come diceva Andreotti, a pensar male di fa peccato. Ma spesso ci si azzecca. (Giuseppe Colucci per NL)