"È inaccettabile l’idea che l’azienda di servizio pubblico, pagata con le tasse degli italiani e con un Direttore Generale donna, prosegua nell’utilizzo di una clausola che consente di licenziare le donne in maternità."
Così una nota della Slc Cgil sulla questione della "licenziabilità" delle lavoratrici per maternità e di lavoratrici e lavoratori in partita IVA per malattia. "Questo è l’effetto prodotto dalla deregolamentazione del mercato del lavoro di questi anni, dall’utilizzo improprio di contratti atipici e dal superamento forzoso dei diritti enunciati nello statuto dei lavoratori, articolo 18 compreso. Pochi anni fa sarebbe stato inimmaginabile ipotizzare discriminazioni simili: la condizione del mercato del lavoro somiglia a ciò che è ha accaduto nella fiscalità generale. E’ necessario che il Governo intervenga, come ha fatto per l’evasione fiscale, inaugurando una stagione di controlli anche sull’utilizzo di contratti impropri, questo prima di proporre modelli ancora più flessibili." "Come Slc insieme a Nidil Cgil – prosegue la nota di Slc Cgil – abbiamo tentato di avviare una discussione per regolamentare il mare di contratti atipici presenti in Rai, ponendo anche la questione della clausola sulla maternità: argomento fino ad ora difficile, proprio per le caratteristiche dei contratti adottati e le resistenze dell’azienda. A luglio, in un Accordo sulla stabilizzazione dei tempi determinati, siamo solo riusciti a citare l’argomento, senza però affrontarlo." "Ben venga dunque l’azione di questi lavoratori che hanno trovato il coraggio di ribellarsi accendendo l’attenzione sul tema dei diritti fondamentali, soprattutto se questo ci aiuta a sollevare con più forza la questione della precarietà delle donne e degli uomini che lavorano in azienda."