Come abbiamo già avuto occasione di trattare, oggi 04/11/2019, ci sarà il debutto dello show Viva RaiPlay!, insieme alla nuova versione della piattaforma RaiPlay.
Per affrontare al meglio le possibili difficoltà, la Rai, tra le diverse misure adottate, ha scelto di utilizzare anche una cdn – content delivery network – con lo scopo di ottenere le caratteristiche richieste per assicurare il successo di questo esordio di Fiorello e, più in generale, di un’ottima trasmissione di streaming video e live: fluidità, qualità delle immagini e ritardo minimo.
Che cos’è una cdn?
Una cdn è una piattaforma altamente distribuita di server che aiuta a minimizzare la latenza e i ritardi dei contenuti di rete, riducendo la distanza tra il server e gli utenti: preleva i contenuti direttamente dal data center del broadcaster e li serve all’utente finale, indipendentemente dal dispositivo utilizzato per la visione. La particolarità della cdn è la sua scalabilità, ovvero la capacità di adattarsi alla presenza di picchi molto alti di utenti.
La Rai, stipulando un contratto, si è quindi affidata al fornitore di cdn Akamai, utilizzato, inoltre, dai maggiori broadcaster italiani, come Sky e Mediaset.
Akamai è nata più di 20 anni fa, quando il fenomeno dello streaming non era ancora della stessa portata di oggi. “I rischi ci sono sempre, soprattutto nelle trasmissioni live” ha detto Stefano Pateri, major account executive – Digital Media di Akamai sulle pagine di Italia Oggi, e prosegue: “Ma il livello del servizio, service level agreement, che Akamai fornisce ai clienti è del 99,9%”.
L’importanza di affidarsi a una cdn e le previsioni di crescita dello streaming in Italia
L’azienda, attorno alla metà di ottobre 2019, ha registrato un picco di traffico mai ottenuto prima, dovuto allo streaming video, live e non, e all’aggiornamento del videogioco Fornite: “Consegnare 106 terabit al secondo è più o meno come scaricare 3300 film HD di due ore al secondo, o quasi 12 mln di film all’ora”, ha così commentato Adam Karon, Vice Presidente Esecutivo e Direttore Generale di Akamai, Media & Carrier.
Ovviamente la riuscita dello streaming dipende anche dalla rete “In Italia c’è stato uno sviluppo importante” ha continuato Pateri “d’altronde è la domanda dei consumatori che trascina gli investimenti”. Fare una stima di crescita dello streaming nei prossimi anni non è semplice, in quanto “dipenderà dai tempi di adozione degli utenti: Dazn lo scorso anno ha fatto una scelta molto forte iniziando unicamente online. La Rai ora sta facendo questa mossa. Penso che un 15/20% di crescita all’anno in Italia sia cautelativo, mentre Cisco [azienda multinazionale specializzata nella fornitura di apparati di networking, ndr.] stima che entro il 2022 il 72% del traffico mondiale sarà gestito da cdn. E non avrà senso per i broadcaster costruirsi una propria cdn, quando possono accedere con costi ormai ragionevoli a soluzioni pronte e scalabili. Semmai la loro sfida ora è sui contenuti”. (N.S per NL)