RAI. Santoro? Ora dicono che resti. Boh. Certo quel che resta è una grande delusione

Chi li capisce è bravo. "Inquietudine in casa Rai", sarebbe un buon titolo per un quotidiano in edicola domani. Oppure, "Santoro ci ripensa (perché pizzicato a trattare con la Rai una buonuscita milionaria)".

L’azienda è in tumulto, tutti dicono la loro sulla questione e si crea un’enorme caciara che i vertici aziendali non sono in grado di gestire. Forse i politici che ce li hanno mandati farebbero bene a fare mea culpa e a rivedere le proprie strategie lottizzatrici, prima di abbandonare l’azienda totalmente e definitivamente in rovina. C’è chi Santoro lo vuol cacciare da tempo, chi lo vuol tenere per motivi di comodo (sia mai che si sia tacciati di collusione con Berlusconi!) e chi in Santoro risorsa economica e risorsa per il pluralismo (in una Rai per gran parte in mano al Governo) ci crede veramente. Lui, intanto, da par suo, ha cercato di fare i suoi comodi. Stanco e spossato che il clima di persecuzione di cui si ritiene vittima da anni in Rai (che pur lo risarcisce a dovere), aveva deciso di prendere armi, bagagli e liquidazione milionaria (2 milioni di euro tondi tondi) e tornarsene a casa. Anzi, per il bene dell’azienda e del suo portafoglio, avrebbe preso a sperimentare nuovi format, a lanciarsi nella sua repressa passione delle docu-fiction. Niente da fare, dietrofront. Al termine di una delle settimane più incasinate della storia recente della Rai, Santoro ha annunciato che non se ne fa più niente. Forse perché scoperto a trattare buonuscite milionarie e criticato aspramente dai suo fan? Ai posteri (o ai poster) l’ardua sentenza. L’accordo segreto con l’azienda, intanto, è stato reso noto; trasmissioni su trasmissioni sono andate in onda sull’argomento, Santoro stesso, che ora attacca chi ha rotto l’impegno di riservatezza (ma lui non è il paladino della trasparenza e dell’anticensura?), ha dedicato ben venti minuti di "Annozero" a spiegare l’accaduto. C’è chi ha fatto di più, dedicando intere trasmissioni e chi, come Vespa, si è limitato a un breve, conciso ma velenosissimo attacco di poco più di due minuti. In Rai regna il caos: il presidente Galimberti, visto il dietrofront di Santoro, si affretta a dire che il conduttore è una risorsa troppo importante e ha carta bianca; Masi, desaparecido, rilascia dichiarazioni ambigue e poco comprensibili ed è invocato dalla Commissione di Vigilanza, che ne chiede l’audizione la prossima settimana. Nessuno sa cosa succederà, nessuno capisce se – come scrive il "Corriere" – "Santoro aspettasse una risposta dalla Rai o la Rai da Santoro. O se fosse solo una manfrina". Se solo ci fosse meno politica e meno dilettantismo (che ne è la logica conseguenza) forse questo genere di cose non accadrebbe. (G.M. per NL)

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