Agostino Saccà (foto) si è visto notificare nella serata di ieri la lettera di contestazione disciplinare inviatagli dall’azienda sei giorni fa. E passa al contrattacco: in una nota diffusa dai suoi legali, parla di accuse “infondate” e annuncia di aver chiesto una proroga di 10 giorni per presentare le sue controdeduzioni ed eventualmente chiedere un’audizione. La raccomandata di notifica con ricevuta di ritorno a casa Saccà è stata recapitata ieri “alle 21:40”, spiega il direttore ‘autosospeso’ di Rai Fiction, che non ne divulga i contenuti, “per rispettare la privacy delle persone che vi sono coinvolte e il decoro dell’azienda“, ma non rinuncia ad opporvisi. Come era prevedibile, nella lettera sarebbero state formalizzate in termini giuslavoristici le ipotesi di reato ascrittegli nell’ambito dell’inchiesta avviata della procura di Napoli, “contestazioni – dice Saccà – sulle quali si pronuncerà la magistratura nei tempi e modi di legge“. Tuttavia, precisa, “i fatti di plausibile rivelanza penale” che gli vengono attribuiti, sono già oggetto di una “denuncia per calunnia” depositata nei giorni scorsi dall’avvocato Marcello Melandri. Quanto alle presunte violazioni del Codice etico Rai, legate in modo specifico alla telefonata con l’ex premier Silvio Berlusconi di cui alcuni media hanno divulgato l’audio – che andrebbero dal tentativo di turbare i lavori del cda alla corruzione, dai presunti favoritismi nei confronti di alcune persone o di alcuni prodotti tv al progetto Pegasus, struttura in qualche modo concorrenziale rispetto alla Rai – appaiono “altrettanto infondate, almeno ad una prima lettura“. Anche perché, di quel Codice, Saccà dice di essere “sempre stato scrupoloso assertore”. Alla luce della “tempistica e modalità di consegna” della lettera e soprattutto dell’enorme mole di documenti “descritti come parte integrante della contestazione” (probabilmente il faldone contenente la trascrizione delle intercettazioni disposte della procura partenopea), gli avvocati di Saccà, Federico Tedeschini e Nicola Petracca, hanno presentato una richiesta di proroga dei termini a difesa: sono infatti soltanto cinque i giorni di tempo concessi dall’azienda per valutare le controdeduzioni del dirigente, eventualmente ascoltarlo per poi decidere che tipo di provvedimento emettere a suo carico (da nulla al licenziamento). “Ci sono di mezzo le festività di Capodanno – spiega Tedeschini – e poi c’é l’enorme quantità di documenti acquisiti dalla Rai dalla procura di Napoli, che dobbiamo leggere con occhio da civilisti”. Tedeschini ha consigliato al suo assistito di mettere a disposizione della stampa il testo della contestazione, “ma lui non ha voluto – rivela – perché lo considera un atto interno all’azienda della quale fa parte“. Saccà si è anche opposto alla richiesta del suo legale di “rendere noto l’elenco di tutte le telefonate ricevute. Ciò per evitare un’evidente disparità di trattamento. Disparità che questo governo ha già dimostrato – dice senza mezzi termini – come testimoniano i casi delle rimozioni del consigliere di amministrazione Petroni e del capo della Guardia di Finanza Speciale”. Dalla concessione o meno della proroga del termine a difesa e della sua durata dipenderanno i tempi del ‘processo’ a Saccà e la possibilità o meno che il suo esito, con l’eventuale proposta di sanzione disciplinare formulata dalla direzione generale e la ‘sentenza’, avvengano in occasione del primo cda Rai del 2008, fissato per il 9 gennaio.(Paolo Masneri per NL)