Alla vigilia di quello che si preannuncia uno dei CdA più infuocati dell’era Cappon in Rai, giunge la notizia da parte della Procura di Roma della chiusura dell’inchiesta sul caso “stipendi d’oro” che vede coinvolti cinque consiglieri del Polo ( Giuliano Urbani, Giovanna Bianchi Clerici, Marco Staderini, Angelo Maria Petroni, Gennaro Malgari) riguardo la nomina a direttore generale dell’ex commissario dell’Agcom Alfredo Meocci. La nomina, ottenuta grazie ad una maggioranza risicata (i consiglieri dell’Unione Carlo Rognoni, Sandro Curzi e Nino Rizzo Nervo votarono contro, mentre il presidente Petruccioli si astenne), è stata ritenuta contrastante con le norme che regolano il settore, a causa dell’incompatibilità tra il ruolo di dg Rai ed il suo ex incarico di commissario dell’Authority. Già lo scorso anno l’Agcom multò la Rai per 14,3 milioni di euro e lo stesso Meocci per 373.000 euro per questo caso, ma questa volta l’indagine del pm Adelchi D’Ippolito riguarda personalmente i cinque consiglieri, i quali, in caso di rinvio a giudizio, sarebbero costretti ad abbandonare i propri incarichi in Rai, fermo restando che essi dispongono di venti giorni di tempo per presentare proprie memorie personali riguardo l’accaduto o per farsi ascoltare dal pm. Sullo sfondo di questa vicenda c’è un CdA infuocato che vede l’attuale dg Claudio Cappon contrapposto proprio ai cinque consiglieri in questione, riguardo le nuove nomine per settori importanti dell’azienda. Cappon propone Alberto Barbera alla direzione di Rai Cinema (soluzione sgradita a Giuliano Urbani, il quale, però, smentisce un muro contro muro, ma parla di “varietà di punti di vista”), Giovanni Minoli per RaiDue, Carlo Freccero (uno dei “silurati” passati sotto silenzio in seguito all’“editto bulgaro”) per Rai Sat, Antonio Marano come amministratore delegato, Pietro Gaffuri a New Media e Antonio Baravalle per Sipra. Insomma, decisioni molto importanti attendono il CdA Rai, in una cornice non propriamente tranquilla. (L.B. per NL)