RAI, Report: la mosca bianca volerà via?

Le più estreme, scettiche, catastrofiste tra le previsioni sul futuro della Rai si stanno purtroppo pian piano avverando. Questa creatura, che dagli anni ’70 ha accentuato a dismisura la propria connotazione politica, finendone travolta, anzi, lottizzata, starebbe per scrivere un’altra delle pagine più discutibili della propria storia. Non vogliamo, in questo modo, passare per i moralizzatori del servizio pubblico televisivo, per i politicizzati anti-politica che attaccano a testa bassa qualsiasi iniziativa delle maggioranze di governo e dei propri “soldati dell’informazione”. Ma ciò che sta accadendo in Rai in questi giorni ha dell’inverosimile e sa di schiaffo a quegli spettatori che pagano il canone anche per rinunciare alla spazzatura dei reality, del talk show di bassa lega e dei contenitori informativi senza notizie sostanziali, in virtù di un’informazione che, indipendente dalle logiche che regolano il resto della tv, è capace ancora di ispirare, di dire ai cittadini ciò che essi non sanno e che, tante volte, passa davanti ai loro occhi sonnecchianti senza lasciar traccia. La notizia è questa: la nuova dirigenza della Rai ed il suo nuovo direttore generale Masi avrebbero deciso di togliere lo "scudo legale" al programma “Report”, condotto su Rai Tre da Milena Gabanelli ed ai suoi inviati che, per il fatto stesso d’essere inviati effettivi ed animosi che fanno informazione senza filtri o censure, vanno incontro facilmente a procedimenti penali (per ingiuria, calunnia o diffamazione). Questo vuol dire che, invece di supportare il coraggio dei pochi inviati che possono vantarlo, la Rai preferisce lavarsene le mani, rimettendo nelle loro (mani) la responsabilità dei propri servizi e di eventuali iniziative legali. Cosa che scoraggerebbe anche il più valoroso dei cronisti che, con il proprio stipendio (e con un contratto spesso precario) non può proprio permettersi di cimentarsi settimanalmente con denunce penali, processi ed avvocati. Dov’è il buon Garimberti, garante d’equilibrio e indipendenza? Probabilmente la verità è che il servizio pubblico italiano, tale non lo è mai concretamente stato e men che meno lo è oggi. La Rai appare sempre di più un veicolo politico, una propaganda subliminale, la base di un immaginario politico distorto o artificiale. E lo testimoniano casi come questo. In assenza di un direttore per Rai Tre, con “Annozero” il cui inizio è continuamente rimandato e con questo colpo basso alla Gabanelli, la Rai sembra davvero un posto ben poco accogliente per la vecchia, romantica ed essenziale informazione dura e pura. E allora ci sarà poco da stupirsi se, stanca di quest’ostracismo, anche la conduttrice di “Report” getterà la spugna e manderà tutti al diavolo. Ma forse è quello che vogliono ai piani alti. (G.M. per NL)

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