Rai: prime nomine politiche. Barachini alla Vigilanza, Borioni, Coletti, De Biasio e Rossi eletti nel Cda

Viale Mazzini

In un mercoledì pienamente estivo sono arrivate nomine politiche di assoluto rilievo nel campo della Televisione pubblica. Le designazioni erano attese, in realtà, già la scorsa settimana ma si sa che i giochi politici hanno bisogno di tempo e le nomine funzionano bene solo quando gli accordi faticosamente raggiunti vengono poi rispettati nei fatti.
A complicare la situazione stavolta c’erano molte cose: intanto, anche se sono passati quattro mesi e mezzo dalle elezioni, sia il Governo che (soprattutto) il Parlamento sono ancora ai primi passi, tanto che l’assetto di Camera e Senato si delinea concretamente solo ora, quando si nominano i vertici anche delle Commissioni interparlamentari, come (proprio) la Vigilanza Rai.

Se poi nell’ambito della maggioranza si deve tener conto della volontà e delle scelte, spesso poco coincidenti, di Cinquestelle e Lega (quelle che, per esempio, stanno tenendo in stallo in queste ore le importanti poltrone alla Cassa Depositi e Prestiti), tutto diventa ancor più complesso in fatto di nomine quando si deve coinvolgere anche l’opposizione, come è prassi parlamentare per le scelte proprio delle Commissioni ‘bicamerali’ e per le Giunte. Fra le nomine ‘propedeutiche’ alla scelta dei nuovi Consiglieri Rai di spettanza parlamentare (quattro in tutto su sette) c’era dunque necessariamente quella del presidente della Vigilanza, che spettava all’opposizione per le ragioni prima illustrate e a catena portava con sé le scelte di Camera e Senato sui nuovi amministratori della Tv pubblica.

Serviva insomma un accordo politico complessivo, che è arrivato solo in extremis, dopo un rinvio di una settimana. Nell’ambito delle opposizioni, poi, c’è il PD e c’è anche Forza Italia, che non sono esattamente la stessa cosa, come si sa. Per farla breve, la casella della Vigilanza è stata assegnata a Forza Italia e la scelta di Berlusconi è stata quella di un volto nuovo, perché il nome di Gasparri, prima in ballo (prima ancora ci aveva provato anche un altro grande ex, Paolo Romani), poteva sembrare un inutile ‘revival’, anche se si sa che l’ex ministro è rimasto molto legato al mondo televisivo e probabilmente avrebbe gradito la nomina.

Al suo posto è invece arrivato Alberto Barachini, ultimamente molto nelle grazie del Cavaliere, per il ruolo importante svolto nella sua recente campagna elettorale. Barachini è un ex giornalista di TgCom 24 (e prima del Tg4) di Mediaset ed è stato eletto presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai con 22 voti al terzo scrutinio (quando il quorum richiesto è sceso da 24 a 21 voti). Insomma, non un trionfo ma una vittoria sì, anche se appare un po’ paradossale che a vigilare sulla Rai sia un giornalista che ha da poco lasciato Mediaset ma per incarichi politici di primo livello nello staff di Silvio Berlusconi, editore di Mediaset. Bisognerebbe riparlare di conflitto d’interessi ma si sa che per il leader di Forza Italia il tema più o meno non esiste e che gli altri partiti un po’ da sempre (compresi ora i Cinquestelle) hanno finito per adeguarsi, anche quando erano al Governo.

Barachini, senatore, toscano come Del Debbio, ha comunque provveduto alle dichiarazioni concilianti di rito e potrebbe guidare la Vigilanza (che ha un ruolo affatto secondario nella nomina del presidente della Rai, come vedremo) con uno stile abbastanza felpato, come in fondo aveva fatto negli ultimi anni anche Roberto Fico, dal quale magari all’inizio ci si aspettavano sfracelli. Barachini avrà accanto come vicepresidenti della Vigilanza Antonello Giacomelli del PD (che così resta nel giro televisivo) e Primo Di Nicola per il Movimento 5 Stelle, proprio quel Primo Di Nicola che è stato giornalista di punta di ‘L’Espresso’ per anni, poi direttore del quotidiano ‘Il Centro’ e poi al ‘Fatto Quotidiano’.

Chi è membro della Vigilanza ha comunque la possibilità di avere una ‘vetrina’ molto più degli altri parlamentari e basterà pensare a quel che è riuscito a fare finora, finendo quasi ogni giorno sui giornali, il noto Michele Anzaldi del PD (il famoso ‘censore quotidiano’ di Fabio Fazio) che della Vigilanza era in realtà solo un segretario.
In ogni caso, risolto il nodo della Vigilanza e delle altre Commissioni e Giunte, sempre in tema di nomine Rai (tema che questo periodico segue da molti anni) si è arrivati al dunque anche per il Cda Rai: Senato e Camera hanno pertanto eletto a voto segreto i quattro Consiglieri che loro spettavano. Non vi sono state sorprese particolari rispetto alle attese, con due Consiglieri attribuiti alla maggioranza e due all’opposizione, smentendo chi pensava che Lega e Cinquestelle avrebbero puntato sulla vittoria totale.

Gli eletti sono: per il Senato, Beatrice Coletti, designata dai Cinquestelle, e Rita Borioni (già nel Cda precedente) per il PD; per la Camera, Igor De Biasio (Lega) e Gianpaolo Rossi, scelto da Fratelli d’Italia.
Beatrice Coletti, produttrice televisiva di lungo corso, per esempio per Mtv e Fox, e dirigente di Supertennis, è stata scelta da 20mila iscritti sulla piattaforma Rousseau dei Cinquestelle, fra gli altri candidati proposti (c’era anche la giornalista del Tg1 Claudia Mazzola). Come noto, poi, sulla base della complicata procedura prevista dalla legge voluta da Renzi per le nomine Rai (paradossalmente osteggiata dai Cinquestelle, che ora sono chiamati ad applicarla), i candidati interessati dovevano prima presentare i loro curriculum al Parlamento, che poi sceglieva nel ‘paniere complessivo’ così creatosi.

Il procedimento è un po’ barocco ma non ha alla fine impedito nomine che sono un mix di competenza Tv e anche effettivo impegno politico dei designati. Se infatti Coletti è una professionista del settore e Rossi è stato a lungo presidente di RaiNet, Rita Borioni era sconosciuta ai più quando era stata nominata nel precedente Cda Rai ed era esperta più di politiche culturali che di Tv; la sua conferma sembra indicare la perdurante forza della componente renziana (e in specifico di Matteo Orfini) all’interno del PD, o almeno nelle file dei parlamentari del partito, visto che altre proposte, come Minoli o Santoro, sono state alla fine messe da parte.
De Biasio, poi, viene descritto come un ‘leghista doc’, ha guidato i giovani padani e ha avuto incarichi amministrativi nella Provincia di Monza e Brianza; sul piano manageriale ha però lavorato anche per Philips e Moleskine.
Ora si procederà subito con la nomina del Consigliere Rai che sarà designato dai dipendenti dell’azienda, mentre qualche incertezza resta sui tempi entro cui il Ministero delle Finanze-Tesoro (e il Governo), azionista Rai, sceglierà gli ultimi due Consiglieri, uno dei quali sarà poi il presidente, con la Vigilanza (che prima nominava quasi tutto il Cda) che dovrà però confermarlo a maggioranza molto qualificata.

Le indiscrezioni indicano la casella come assegnata alla Lega, in specifico a Giovanna Bianchi Clerici, che già è stata Consigliere Rai ai tempi di Bossi.
I Cinquestelle designerebbero invece l’AD della Rai, che stavolta sarà tale e non più solo DG con le funzioni di AD, come avvenne ai tempi di Renzi, con una contorta disposizione di legge. Su questa nomina il partito di Di Maio si gioca molto e per questo sono già girati molti nomi, fra i quali gli ultimi ‘papabili’ sembrano quelli di Raffaele Annechino, vicepresidente di Viacom, e Gian Paolo Tagliavia, dirigente Rai sempre con esperienze a Viacom. Uno dei molti nodi ancora aperti è peraltro, sempre in tema di paradossi, l’ostico tetto del compenso a 240mila euro per i manager pubblici, tanto caro proprio ai Cinquestelle.
Ma tutto sulle nomine al vertice dalla Rai è in realtà ancora in movimento. (M. R. per NL)

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