Aria di cambiamento negli ambienti Rai. La nuova struttura dirigenziale è intenzionata ad apportare una rilevante variazione dei palinsesti, per ritornare al vero e primario diktat della televisione di Stato: il servizio pubblico, per il pubblico. Vorrebbe dire, in un certo senso, tornare alle tre regole basilari che hanno introdotto la tv in Europa poco più di sessant’anni fa: educare, divertire, intrattenere (slogan inaugurato da Reith, storico direttore della Bbc degli anni cinquanta). Cosa non del tutto errata, in considerazione del fatto che oggigiorno la differenza tra tv di Stato e tv commerciale è sempre più lieve e si fa fatica a scovare differenze tra i programmi trash che entrambe le emittenti trasmettono. Parte da qui l’intenzione dei nuovi vertici di riportare la Rai ad una dimensione di servizio pubblico, con più cultura, più disciplina, in pratica meno contaminazione con le reti Mediaset. Per attuare tale strategia sono stati individuati alcuni punti fissi dai quali partire: innanzitutto la regolarità negli orari delle trasmissioni di prima e seconda serata. Basta “pacchi” da aprire fino alle 21.15,21.20, dall’11 dicembre il limite massimo sarà posto alle 21.05, senza possibilità di deroghe. Stessa cosa varrà per la seconda serata, il cui inizio sarà fissato alle 23.05, ragion per cui non si assisterà più a programmi come “L’Isola dei Famosi”, in onda fino a mezzanotte inoltrata. L’unico che già sottostava a queste regole era “Annozero” di Santoro che, all’orario prestabilito veniva (viene e verrà) puntualmente interrotto, anche con i protagonisti ancora nel pieno della discussione. Forse per ragioni di quieto vivere politico. Più programmazione cinematografica è prevista dal prossimo futuro, con la fucina di Raicinema sempre più attiva e fiorente, e grandi produzioni hollywoodiane in misura più massiccia, all’interno del palinsesto. Altro diktat per il rinnovamento Rai, almeno un paio di seconde serate alla settimana saranno dedicate a programmi a sfondo culturale, con Benigni a leggere il Paradiso di Dante su Rai1 e con la “promozione” alle 23 di “La storia siamo noi” di Minoli, magari a contrastare il Grande Fratello su Canale5. Già, perché da Canale5, e da Mediaset in generale, non hanno alcuna intenzione di ridimensionare orari e palinsesti come la Rai, anche perché fiutano un certo incremento dei guadagni, in virtù dell’ “innalzamento” del livello culturale della tv di Stato, a loro avviso poco in sintonia con il reale livello culturale italiano. Come farà, quindi, la Rai ad ovviare a questa (presunta, ma annunciata) diminuzione dei ricavi pubblicitari, che farà seguito al ridimensionamento dei programmi? Aumentando il canone, ovviamente. E chissà se gli italiani preferiscono davvero più cultura a qualche euro in meno nelle tasche. Si vedrà, toccherà ad Auditel svelarci l’arcano. (G.C. per NL)