In nome della trasparenza che deve essere garantita agli abbonati, è stato approvato in Commissione di Vigilanza Rai un emendamento che prevede che siano resi noti, nei titoli di coda delle trasmissioni, i compensi di giornalisti e conduttori del servizio pubblico ed i costi di produzione dei programmi.
In particolare, l’emendamento della Commissione di Vigilanza, che sta per approvare il parere, obbligatorio ma non vincolante, sul contratto di servizio tra Rai e Governo, prevede che vengano diffusi, alla fine dei programmi, gli stipendi dei giornalisti e conduttori, i costi di produzione dei format di servizio pubblico (non solo quelli di intrattenimento, ma anche quelle di approfondimento, ivi compresi i tg), ed inoltre i compensi dei conduttori di trasmissioni non di servizio pubblico e quelli di ospiti e opinionisti. L’emendamento, presentato da Alessio Butti, capogruppo del Pdl ed approvato, con alcune modifiche, all’unanimità da maggioranza ed opposizione, è stato accolto con “grandissima soddisfazione” dal ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, secondo il quale "con il voto di oggi si sono garantite le necessarie premesse per quella grande operazione trasparenza sulla Rai che avevo più volte sollecitato”. E di apertura della “stagione della trasparenza” ha parlato Giorgio Merlo del Pd che, a riguardo, ha definito l’emendamento un atto “di coerenza nei confronti dei cittadini che pagano regolarmente il canone. Il voto unanime della commissione di Vigilanza su questo punto – ha continuato Merlo – è la conferma che, senza alcun spirito moralistico e men che meno pruriginoso, è venuto il momento che i cittadini conoscano e giudichino i vari stipendi e compensi nella Rai. Capisco l’irritazione, forse, di qualche star nel vedersi pubblicizzare i compensi milionari, ma la stagione delle prediche dal piccolo schermo accompagnate dal silenzio sui compensi è definitivamente chiusa (…)”. A parere di Marco Beltrandi, deputato radicale e componente della Commissione di Vigilanza, sarebbe stato preferibile che le informazioni sui costi dei programmi Rai fossero rese disponibili “sul portale Rai alle persone realmente interessate, piuttosto che nei titoli di coda delle trasmissioni stesse, introducendo però il bollino che contrassegnasse le trasmissioni di servizio pubblico da quelle finanziate dalla pubblicità”. (Dichiarazioni tratte da repubblica.it e rainews24.rai.it) (Daniela Asero per NL)