Rai: Meocci sarà “semplice caporedattore”

Epilogo clamoroso per la già incredibile vicenda dell’ex direttore generale della Rai Alfredo Meocci, che fu votato dalla maggioranza di Centro-Destra del Cda di Viale Mazzini anche se sembravano evidenti i motivi di incompatibilità con la carica


da Millecanali

La cosa era tanto visibile che i Consiglieri, pur spinti dalla politica a quella scelta, ‘si assicurarono’ contro eventuali conseguenze di quella stessa nomina. Le conseguenze sono state in effetti pesantissime per l’azienda e ora Meocci è stato degradato a semplice caporedattore.

Il caso è stato correttamente citato come “clamoroso” (se non scandaloso) dalla stessa Milena Gabanelli su ‘Report’ (RaiTre), anche se qualcuno in Rai, naturalmente, non ha gradito l’episodio. A corredo va detto che Meocci, dopo le dimissioni da direttore generale, aveva comunque conservato un formidabile e altissimo ‘stipendio’, oltre che la carica di vertice a Rai Corporation.

E ora i fatti dal sito sito www.repubblica.it:

«L’ex direttore generale della Rai è stato degradato. D’ora in poi avrà la qualifica di caporedattore. È quanto ha deciso il Consiglio di amministrazione della Rai, su proposta del direttore generale Claudio Cappon, alla luce della sentenza del consiglio di Stato che il 19 dicembre scorso ha confermato la sanzione inflitta dall’Autorità garante nelle comunicazioni alla Rai per la nomina di Meocci a direttore generale dell’azienda di viale Mazzini. Dunque il Cda dà mandato alla direzione generale di assegnare Meocci a incarichi compatibili con la nuova qualifica.

“Il Consiglio di amministrazione della Rai – spiega una nota di Viale Mazzini – ha esaminato i provvedimenti da assumere in relazione alla sentenza del consiglio di Stato che ha confermato la sanzione dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni per la nomina del dottor Meocci a direttore generale della Rai. Al riguardo, il Cda, su proposta del direttore generale – spiega ancora l’azienda – ha deliberato alcune misure urgenti a salvaguardia degli interessi aziendali: la rimodulazione del trattamento economico e normativo del dottor Meocci sulla base della qualifica di caporedattore. L’assegnazione in via definitiva ad incarichi coerenti con tale qualifica, non appena conosciute le motivazioni della sentenza”.

Il 5 agosto del 2005 Alfredo Meocci è stato nominato direttore generale della Rai con cinque sì dei consiglieri di centrodestra (Urbani, Petroni, Malgieri, Staderini e Bianchi Clerici) mentre l’Unione votò no con Curzi, Rizzo Nervo e Rognoni. Il presidente Petruccioli si astenne spiegando così la sua decisione: “Mi ha spinto la questione della complessità dell’incompatibilità”.

Il 27 aprile dello scorso anno, l’Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha dichiarato l’incompatibilità di Alfredo Meocci alla carica di direttore generale. Nella stessa occasione aveva intimato alla Rai il pagamento di una multa da 14,3 milioni di euro e allo stesso Meocci da 370 mila euro. La “situazione di incompatibilità” di Meocci fu dichiarata perché il dg era stato in passato membro della stessa Agcom. La Rai fece ricorso.

Meocci ha lasciato il posto di direttore generale Rai il 19 giugno del 2006. L’ex dg lascia firmando un accordo con il Cda che lo vota con sette sì, un astenuto (Angelo Maria Petroni) mentre il consigliere Giovanna Bianchi Clerici non partecipa al voto. Petroni e Bianchi Clerici motivano la loro scelta esprimendo perplessità in merito alla compatibilità con il nuovo ruolo che viene indicato per Meocci: il vertice di Rai Corporation.

Il Tar del Lazio conferma le multe inflitte alla Rai e a Meocci sulla vicenda della dichiarazione di incompatibilità di quest’ultimo con la carica cui era stato chiamato.

Il 7 febbraio il pm della procura di Roma Adelchi D’ Ippolito iscrive nel registro degli indagati, con l’accusa d’abuso d’ufficio, i cinque consiglieri della Rai che avevano votato a favore della nomina di Meocci a dg.

Il Consiglio di Stato il 20 dicembre respinge il ricorso della Rai contro la decisione del Tar che confermava le multe inflitte dall’Agcom per la questione dell’ incompatibilità».

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