Media 2.0 (il blog di Marco Mele – articolista de Il Sole 24 Ore
La nomina del nuovo presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai (ma ha un senso che esista ancora?) è diventata una commedia. I deputati e i senatori del centro-destra fanno mancare il numero legale sistematicamente. Attendono un accordo sull’intero vertice Rai. Il presidente della Vigilanza, per prassi e per legge, non c’entra nulla con il vertice Rai, per il quale la Gasparri impone un’intesa sul nome del presidente. Tant’è, si va avanti così.
I partiti si dilettano a pensare che le sorti della comunicazione e della politica-spettacolo dipendano dai vertici Rai e dai direttori dei Tg Rai. Sono spesso disattenti a come cambia il mercato e a quanto accade nel settore privato. I licenziamenti a La 7 non vanno letti solo in chiave sindacale ma anche come un probabile e progressivo ridimensionamento delle attività di Telecom Italia sulle frequenze terrestri. A dimostrazione che la struttura oligopolistica del sistema televisivo non consente a nuovi soggetti di far concorrenza al duopolio sulle frequenze terrestri e a Sky su quelle satellitari.
La Rai combatte con Mediaset con una mano legata dietro la schiena: il sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani ha già anticipato che non vi saranno aumenti del canone. Plauso intuibile da parte di utenti, elettori, associazioni di consumatori. Il sistema andrà sempre più sbilanciandosi verso Mediaset e Sky, come dimostra la ricerca di IT Media, che vede nel 2010 Sky al primo posto per fatturato e un secondo sorpasso, quello di Mediaset su Rai, sia pure di misura.
Tutto tace sul fronte delle frequenze, in attesa di capire cosa succederà a fine ottobre in Sardegna. Non sono state rese pubbliche le risposte del governo italiano alla commissione Ue sulla situazione dell’etere nazionale (è un affare privato?). Non se il Consiglio di Stato abbia dato il suo parere alle Comunicazioni sull’attuazione della sentenza della Corte di giustizia europea (cassetto chiuso a chiave?).
L’Agcom e l’Antitrust di tutto si occupano fuorchè della concentrazione del sistema televisivo e delle barriere d’ingresso sempre più elevate per eventuali competitori. Il pluralismo latita. Insieme a loro molti ricercatori e studiosi sui media ma devono pure campà…
Coraggio, però forse, prima o poi, avremo la fumata bianca sui presidenti di Vigilanza e della Rai…E poi?