L’accordo tra maggioranza e opposizione sul nome di Leoluca Orlando, Idv, sembrava cosa fatta fino a qualche giorno fa, dopo dieci votazioni andate a vuoto, ma proprio ieri si e’ verificata piu’ di una tensione tra Pdl e Pd su questo tema.
La maggioranza chiede che all’elezione di Orlando segua un iter che affronti l’elezione del nuovo Consiglio di amministrazione della Rai e la riforma dei poteri del suo direttore generale. Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, ha ripetuto che senza un accordo sull’intero ‘pacchetto Rai’ il suo partito potrebbe non votare Orlando ancora una volta.
Walter Veltroni ha percio’ deciso di convocare questa mattina il coordinamento del Pd in modo da saggiare gli orientamenti del suo partito. Non c’e’ accordo nel Pd sull’idea di uno scambio tra maggioranza e opposizione che preveda l’elezione di Pietro Calabrese a presidente della Rai e quella di Stefano Parisi ad amministratore delegato con la concomitante riforma della governance del servizio pubblico – nuove competenze per direttore generale e Cda – come auspicato da Paolo Romani, sottosegretario alle Comunicazioni. Critiche a questa ipotesi sono venute sia da Carlo Rognoni, attuale consigliere di amministrazione della Rai di area Pd, sia da Giovanna Melandri, ministro ombra della Comunicazione.
Quest’ultima e’ tornata a chiedere prima la riforma della Legge Gasparri che regola la nomina del Cda della Rai e poi la scelta dei nuovi vertici di Viale Mazzini.
Alcuni settori del Pd non hanno inoltre gradito la trattativa sulla Rai che dietro le quinte ha impegnato il sottosegretario Gianni Letta e Goffredo Bettini, coordinatore del partito. Da qui la scelta del segretario Veltroni di verificare le linee di una posizione condivisa dall’intero Pd (ieri sera, nel corso di una intervista a ‘Sky24′, ha ventilato anche l’idea di una conferma di Claudio Petruccioli alla presidenza della Rai precisando che l’accordo tra maggioranza e opposizione sul governo del servizio pubblico radiotelevisivo e’ previsto dalla legge in vigore).
La situazione della Rai intanto langue pericolosamente. Il Cda e’ scaduto lo scorso 31 maggio, l’assemblea degli azionisti che era stata convocata ieri ha stabilito di aggiornare la riunione al 29 settembre. L’azienda e’ in attesa di conoscere le linee di un rinnovato piano industriale per far fronte a un decifit che rischia di crescere (i piu’ pessimisti parlano della Rai come di un possibile nuovo caso paragonabile a quello di alitalia, se non si affronta rapidamente il tema del governo del servizio pubblico).
E’ questo dunque il quadro che fa da sfondo alla riunione del pomeriggio della Commissione di vigilanza sulla Rai.
Quanto all’elezione di Orlando, basterebbe che l’opposizione votasse compatta sul suo nome e che la maggioranza garantisse il numero legale della Commissione (21 commissari su 40), limitandosi poi ad astenersi sulla candidatura dell’ex sindaco di Palermo che dopo quattro votazioni potrebbe essere eletto in quella definita di ‘ballottaggio’. In questo modo, la Commissione avrebbe finalmente un presidente ma la maggioranza confermerebbe la decisione iniziale di non far confluire i propri voti sul nome di Orlando, ritenuto sgradito perche’ fa parte del partito di Antonio Di Pietro, indisponile a qualsiasi dialogo con il governo.
Se si realizzasse questo scenario, il negoziato maggioranza-opposizione sul futuro immediato della Rai resterebbe aperto.
Una sola certezza in questa fase: nulla cambiera’, la Rai rimarra’ un giocattolo in mano ai partiti.