(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA)
Si dicono preoccupati e sorpresi i cinque consiglieri di amministrazione della Rai – Angelo Maria Petroni, Giovanna Bianchi Clerici, Gennaro Malgieri, Marco Staderini e Giuliano Urbani – inscritti dal pm D’Ippolito nel registro degli indagati della Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma con “l’ipotesi accusatoria di aver commesso abuso di ufficio nel nominare, d’intesa con l’assemblea degli azionisti, il dott. Alfredo Meocci quale direttore generale nell’agosto dello scorso anno”. La politica invece si divide. Il centrosinistra vede nei fatti di oggi una delegittimazione del Cda già messo sotto accusa per la presenza di Angelo Maria Petroni, consigliere nominato dal Tesoro nella scorsa legislatura, che garantisce una maggioranza di centrodestra. La Cdl invece, con il presidente della Commissione di Vigilanza Mario Landolfi, sostiene che “il vertice Rai è pienamente legittimato. Chi a sinistra pensa che un avviso di garanzia, che si segnala per singolare tempismo e sulla cui fondatezza è ammissibile più di un dubbio, possa servire a sgombrare il Cda di viale Mazzini da presenze non gradite sta facendo male i suoi conti”. I cinque consiglieri sottolineano che “allo sconcerto si accompagna tuttavia piena fiducia nell’operato della magistratura e nella sollecitudine che sarà posta nel definire l’incresciosa vicenda, risolvendo in tesi negativa l’ipotesi di reato”. Fanno osservare che la presunta incompatibilità di Meocci “é stata esclusa da autorevoli giuristi previamente e poi anche successivamente interpellati e dall’assemblea degli azionisti che sulla nomina ha espresso incondizionato consenso nella forma dell’intesa, prescritta dalla legge e dallo statuto sociale. Sulla questione comunque – spiegano – si pronuncerà il 19 dicembre p.v. il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale”. Il loro collega, Carlo Rognoni, si augura che “le indagini siano rapide e trasparenti, in modo che non incidano sull’efficacia e sulla tempestività dell’azione del Cda. E’ chiaro che si tratta di un passaggio delicato ma, a maggior ragione, va salvaguardata la capacità decisionale della Rai, riacquistata finalmente solo pochi mesi fa”. Convinto che l’incompatibilità della nomina di Meocci fosse palese, aggiunge: “governare la Rai era già difficile prima. Dopo l’intervento della magistratura non vorrei che, soprattutto per le reazioni del mondo politico, divenisse anche imbarazzante”. Il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, spiega: “sul merito della questione io personalmente da parlamentare ho sempre ritenuto che ci fosse un problema di incompatibilità”. Però, aggiunge, di guardare “a queste indagini con grande rispetto e senza tirare mai le conclusioni prima che esse si svolgano”. Sempre sul fronte della maggioranza per il Ds Roberto Cuillo, “la Rai è costretta a raccogliere il frutto avvelenato della passata gestione del centrodestra”. Ed è convinto che l’indagine in corso “comunque pregiudica gravemente i vertici aziendali”. Il verde Marco Lion chiede che “ora si vada fino in fondo con una vera operazione di pulizia all’interno della Rai”. Mentre Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, e Angelo Bonelli, capogruppo dei deputati Verdi, già sottoscrittori di una interrogazione al ministro del Tesoro sul consigliere Petroni, chiedono che “su questo argomento si pronunci la commissione di Vigilanza, che chiediamo venga immediatamente convocata, in totale rispetto dell’autonomia della magistratura”. Il Dl Renzo Lusetti chiede che il Tesoro valuti a questo punto attentamente la posizione del consigliere Petroni. Infine per il sindacato dei giornalisti Rai, l’Usigrai, “é importante sapere chi ha sbagliato e perché, chi ha suggerito male e per quale ragione le regole siano state, in quel momento, accantonate”. L’Usigrai annuncia che “deciderà nelle prossime ore se entrare nel processo come parte civile a tutela dei giornalisti e dei lavoratori della Rai”.(ANSA).