In ogni caso sono una libera manifestazione del diritto di critica che non reca danno a nessuno, a cominciare dalla Rai. E’ questo il senso della motivazione che ha spinto il giudice del tribunale di Roma, Gennaro Francione, ad assolvere, perche’ il fatto non costituisce reato, Gabriele Paolini, il ‘disturbatore’ per eccellenza dei programmi in diretta televisiva, dall’accusa di molestia alle persone con riferimento a tre sue apparizioni, durante i servizi esterni di giornalisti Rai, tra il 2002 e il 2004.
Era stato lo stesso pm Gianluca Mazzei a sollecitare in tal senso la conclusione del processo, ritenendo che Paolini utilizzi a suo uso e consumo il mezzo della televisione per portare avanti “battaglie di alto valore, come quelle contro la pedofilia o quella a favore del profilattico”. Tesi in sostanza ripresa dalla difesa di Paolini, rappresentata dall’avvocato Massimiliano Kornmuller, e contestata dal legale di parte civile per conto della Rai, Marcello Melandri, secondo il quale la condotta dell’imputato spesso supera il limite della libertà altrui e merita di essere sanzionata penalmente. Lunedì Paolini tornerà sul banco degli imputati, davanti ad altro giudice, sempre per una vicenda analoga contestata dalla Rai.