Fabrizio Salini alla fine ce l’ha fatta e sarà il nuovo AD Rai, almeno sulla carta con ampi poteri. Lo affiancherà, salvo sorprese, Marcello Foa come nuovo presidente della Tv pubblica.
Con le designazioni degli ultimi due Consiglieri della Rai da parte del Consiglio dei Ministri (su proposta formale del ministro Tria, come prevede la legge) si è conclusa la lunga fase dell’attesa, durata fino a fine settimana per via delle trattative più o meno ufficiali fra i partiti che esprimono il Governo (Cinquestelle e Lega), che si sono pure presi la libertà (Salvini l’ha detto pubblicamente, non vedendoci evidentemente nulla di male) di fare degli incontri con i candidati, una sorta di casting con i vicepresidenti del Consiglio e leader dei rispettivi partiti, cosa che a prima vista sembra davvero incredibile ma ha almeno il merito di evitare veli e ipocrisie in materia, tante volte visti in passato.
Che poi sia lottizzazione o qualcosa di diverso lo lasciamo al giudizio dei lettori, d’altra parte le designazioni dei vertici Rai spettano per via della legge voluta da Renzi a Governo e maggioranza e Cinquestelle e Lega si sono ben guardati, alla fine, dal cambiare le cose, pur promettendo di voler cambiare tutto in Rai. Di Maio, in particolare, ha fatto da portavoce del Governo (Conte anche in questa occasione si è defilato) parlando di una fase completamente nuova che si apre, di tanti dipendenti e giornalisti Rai fannulloni e lottizzati che non saranno più favoriti ecc. Si attendono ora le nomine successive (soprattutto quella del Tg1) per capire davvero se e come la Rai cambierà (secondo molti, l’azienda, peraltro, non è riformabile, salvo fare una legge che ne muti davvero la natura).
Le nomine si sono fatte attendere, vari giorni dopo le precedenti scelte per il Cda Rai, perché, naturalmente, bisognava mettere d’accordo Cinquestelle e Lega. L’AD spettava a Di Maio e lui aveva da tempo scelto Salini, ex direttore di La7, molti anni a Fox all’attivo e poi esperienze a Sky e Discovery, e su questa designazione ha tenuto duro fino all’ultimo. Per il Consigliere che dovrebbe essere il presidente la parola spettava invece a Salvini ma la candidatura di Giovanna Bianchi Clerici, da tempo in campo, non ha retto, forse perché troppo connotata politicamente, nonostante il passato da Consigliere Rai e poi il fatto, non trascurabile, che da tempo per la presidenza Rai erano state designate delle donne, cosa più che opportuna, poi, in questo caso, dato il carattere assai maschilista di questo Cda.
Niente da fare. Alla fine, dopo la caduta di altre ipotesi, è uscito dal cilindro a sorpresa il nome di Marcello Foa, giornalista di lungo corso con un passato al ‘Giornale’, un presente al ‘Corriere del Ticino’, su posizioni di Centro-Destra e spesso esplicitamente sovraniste (ha fatto clamore il richiamo a un recente commento molto critico verso il Presidente Mattarella). Cosa c’entri Foa, che è assieme cittadino italiano e svizzero, con la Rai non è facile capirlo, a prima vista, ma la casella era appunto assegnata alla Lega e la scelta è caduta almeno su un giornalista, diciamo ‘fuori dal coro’ (ieri, magari; oggi un po’ meno, si direbbe, visto il riposizionamento in atto nel mondo della stampa e della Tv dopo l’avvio del nuovo Governo).
Il vero rischio per questa tornata di nomine (e per Salvini soprattutto) è però un altro: la designazione di Foa a presidente, che spetta formalmente al nuovo Cda, deve essere poi confermata con una maggioranza dei due terzi dalla Commissione di Vigilanza (che si riunirà il 1° agosto e ha conservato almeno questo ruolo), perché poi il presidente della Rai dovrebbe avere un ruolo di garanzia un po’ per tutti. Ma Foa non sembra avere esattamente questi requisiti e se il voto contrario del Pd sembra scontato, bisognerà vedere cosa farà Forza Italia. Il voto favorevole dei due terzi della Vigilanza, insomma, non sembra affatto scontato, almeno in queste ore.
Meno opposizione trova il nome di Salini (nonostante il recente forte impegno a Stand by Me, azienda di produzione di Simona Ercolani, moglie di Fabrizio Rondolino, che viene considerata ‘in buoni rapporti’ con Renzi e il PD). Salini (nella foto) dovrà però dimostrare di saper affrontare una prova del fuoco tremenda per qualunque manager televisivo come la Rai, dove la politica conta tanto e che è una struttura ben diversa rispetto alle Tv private di cui finora si è occupato il nuovo dirigente dell’azienda pubblica. Il precedente di Antonio Campo Dall’Orto in proposito sembra illuminante. (M.R. per NL)