Il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, presenterà “nella prima parte di dicembre il documento contenente le linee-guida per la riforma della Rai, che sarà sottoposto a un periodo breve, ma sostanzioso, di consultazione pubblica, che coinvolgerà l’azienda, le forze politiche, gli addetti ai lavori, il mondo della cultura”.
Ad annunciare la tempistica è stato lo stesso ministro, intervenuto questa sera a un dibattito sul futuro del servizio pubblico.
Quanto alla durata della consultazione pubblica, “non penso che la discussione durerà sei mesi” ha detto il ministro. “Due o tre mesi? Sono pure troppi” ha risposto ai cronisti.
Nel suo intervento al convegno organizzato dall’ Isimm (Istituto per lo studio dell’innovazione nei media e per la multimedialità), Gentiloni ha elencato i principali “nodi da sciogliere” nella riforma del servizio pubblico.
“Al primo punto – ha detto il ministro – c’è l’effetto del duopolio sul servizio pubblico, che si traduce in livelli di identificazione ormai molto ampi con la tv commerciale. Ma se non fa la differenza, il servizio pubblico difficilmente avrà futuro. Per questo bisogna cambiare i criteri di scelta e valutazione del successo e del prodotto a tutti i livelli”.
Altro fronte su cui intervenire, secondo Gentiloni, “è l’eccesso di dipendenza dalla pubblicità, essendo la Rai l’unica tv europea finanziata per metà dal canone e per metà dagli spot. Il sistema deve evolvere verso una prevalenza del finanziamento pubblico: dobbiamo immaginare un percorso in cui una Rai prevalentemente finanziata dal canone, sia economicamente, politicamente e socialmente sostenibile. La separazione anche societaria tra le attività finanziate dal canone e quelle sostenute dalla pubblicità, è una tappa possibile di questo percorso, di cui dobbiamo discutere”.
Al terzo punto “l’impegno per la Rai di essere presente con la sua offerta su tutte le piattaforme”, elemento presente anche nel nuovo contratto di servizio che l’azienda e il ministero si apprestano a chiudere; poi, ancora, ha continuato il ministro, “l’autonomia della Rai dal governo e dal sistema dei partiti”. Di qui l’idea di “una fondazione che riporti l’azionariato della Rai in una sede diversa da quella classica del governo e che si occupi di verificare la rispondenza fra gli obiettivi raggiunti dal servizio pubblico e gli impegni che gli sono stati affidati nel contratto di servizio. Quanto all’autonomia dai partiti – ha detto ancora il ministro – diversi sono i modelli ai quali possiamo ispirarci. Ne discuteremo nelle prossime settimane”.
Infine, nelle linee-guida che il ministero si appresta a varare, avrà un ruolo importante anche “l’efficienza della governance: penso che la Rai debba essere regolata – ha concluso Gentiloni – dalle norme che governano le società per azioni”.