È crisi per tutti in tv. E la pubblicità è uno dei settori più colpiti del comparto televisivo. Le stime di Rai e Mediaset per quest’anno parlano di un calo vistosissimo della raccolta pubblicitaria: nei primi mesi di quest’anno Sipra ha perso qualcosa come il 20-25% dei ricavi derivanti dalla pubblicità, lasciando presagire, alla fine dell’anno, una perdita pari a circa 150 milioni di euro; dall’altro lato della barricata, Pubblitalia ha perso circa il 12-13% nei primi mesi dell’anno, ma le perdite nei dodici mesi potrebbero essere decisamente più vistose, nell’ordine dei 250-300 milioni di euro. A risentire di questo calo generalizzato d’investimenti saranno anzitutto i prodotti e la produzione. In Rai, ad esempio, il neo direttore generale Mauro Masi, in previsione di una perdita di circa 120 milioni in un anno, ha annunciato che entro la fine del mese presenterà una manovrina che prevede tagli alla produzione dei prodotti fatti in casa, prima tra tutte la fiction. E proprio la fiction, cavallo di battaglia della tv generalista, subirà un ridimensionamento anche in casa Mediaset: pur non tagliano ore di trasmissione, l’azienda prevede di risparmiare il 30% del budget di produzione, penalizzando in tal modo la qualità del prodotto. Stessa cosa che avverrà in casa Rai. Niente più star, quindi, né produzioni ad alto budget, ma tanta fiction quella sì, sempre. Tornando alla Rai, sempre il nuovo direttore generale Masi dovrà portare al vaglio del Consiglio d’Amministrazione il nuovo piano di produzione 2009, con tagli pari a 10 milioni sul totale di 290 milioni previsti per quest’anno. E simile sorte dovrà toccare anche a Mediaset, con buona pace del settore fiction. “Per il nostro palinsesto resta un genere strategico – dice a Prima Comunicazione Giancarlo Scheri, da due anni alla guida del settore fiction di Mediaset – e vogliamo continuare a produrre le stesse ore di sempre, e anche di più, per portarla anche sui nuovi canali a pagamento. Ma sarà possibile solo riducendo del 30% il costo orario delle produzioni. I valori attuali di mercato non sono più sostenibili, specialmente in questa fase di generale depressione economica”. (G.M. per NL)