E’ partita ieri la girandola di audizioni interne alla Rai sul caso-intercettazioni. In Viale Mazzini, infatti, il Comitato per l’applicazione del Codice etico (di cui fanno parte il vicedirettore generale Giancarlo Leone, il direttore Affari legali, Rubens Esposito, il direttore dell’Interinal Audit, Marco Zuppi e il direttore delle Risorse umane, Luciano Flussi) ha iniziato ad ascoltare i protagonisti della vicenda, a cominciare da Deborah Bergamini, l’ex collaboratrice personale di Berlusconi, divenuta direttore Marketing della Rai. Oltre a lei sono stati interrogati il direttore di Raiuno, Fabrizio del Noce, e Benito Benassi, vice della Bergamini. Quest’ultima è l’unica, secondo le indiscrezioni, la cui posizione sarebbe ritenuta “delicata”, mentre per gli altri si è trattato di un semplice chiarimento. Nei prossimi giorni, comunque, le audizioni proseguiranno con Riccardo Berti, Bruno Vespa e Clemente Mimun che, da Mediaset, fa sapere di essere ansioso d’essere ascoltato.
Il Comitato ha, poi, riferito quanto carpito dalle audizioni al direttore generale Cappon, il quale, secondo voci di corridoio, starebbe meditando di far costituire l’azienda parte offesa nella vicenda.
Cappon, intanto, ha affermato ieri davanti alla Commissione di Vigilanza che “non siamo garantisti, fermo restando che emergono elementi di preoccupazione su cui intendiamo intervenire con decisione se si dimostrassero fondati. Volgiamo raggiungere la verità in tempi rapidi”. Tempi rapidi come quelli, sempre secondo il d.g., che separano la concessionaria televisiva di Stato da un ineluttabile declino: “se non si interviene sulle regole, la Rai è destinata al declino e a una asfissia progressiva che porterà a prendere atto che in Italia non ci sono condizioni per un servizio pubblico”. Parole dure, ma condivise da larga parte dell’opinione pubblica e della politica. Non dalla terza carica dello stato, il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. “La Rai non va privatizzata –dice- bisogna tornare all’idea di servizio pubblico”. Quello che ha unito il popolo italiano dal punto di vista linguistico e culturale, tanto per intenderci, e non quello che lo ha trasformato in un “mostro” assetato di gossip e tv spazzatura. (Giuseppe Colucci per NL)