RAI: DDL parte da Senato. No di M5S e Lega, FI apre. Governo vuole via libera entro giugno

L’intenzione è avviare subito l’iter parlamentare per rispettare la tabella di marcia indicata dal premier: via libera definitivo entro luglio per arrivare al rinnovo dei vertici con la nuova normativa.

Per questo la riforma della governance Rai, approvata ieri in consiglio dei ministri, arriverà già all’inizio della prossima settimana in Commissione Lavori Pubblici al Senato. La maggioranza Pd conta di passare la palla alla Camera per la seconda lettura in poco più di mese, ma deve fare i conti non solo con i provvedimenti già incardinati, ma anche con il possibile ostruzionismo di Movimento 5 Stelle e Lega, oltre che lo scetticismo della minoranza Pd. Più aperta alla discussione appare Forza Italia, che ha apprezzato le modifiche apportate da Renzi nell’ultima versione del testo, che danno al Parlamento un ruolo maggiore. La nuova governance avrà un cda ridotto da 9 a 7 membri, quattro dei quali eletti dal Parlamento (due dal Senato e due dalla Camera), due nominati dal governo e uno dai dipendenti. L’ad, nominato dal cda sentito il Tesoro, avrà poteri rafforzati su nomine e capacità di spesa. La sinistra Dem avrebbe preferito un maggior filtro tra partiti e azienda, attraverso la nascita di un consiglio di sorveglianza. «È una riforma piccola, c’è più governo e meno opposizione», afferma Pippo Civati. Più duro Stefano Fassina: «è una Rai che torna agli anni ’50. Si eliminano i partiti, ma se ne lascia uno solo, quello del presidente del Consiglio» Da Forza Italia interviene Maurizio Gasparri: «Non faremo ostruzionismi – fa sapere -, ma impediremo scelte incostituzionali: non può essere il governo il dominus, deve essere il Parlamento». Proprio agli azzurri è rimasta la presidenza della Commissione Lavori Pubblici, nonostante siano passati all’opposizione: «Non ci saranno problemi, ha mantenuto finora sempre un profilo di terzietà – sostiene la renziana Laura Cantini, segretaria dell’organismo -. La Commissione ha una maggioranza che sostiene il governo e non abbiamo mai avuto problemi di numeri. Ci sono le condizioni per fare presto, se non ci sarà ostruzionismo». A praticarlo potrebbero essere M5S e Lega, fortemente contrari alla proposta Renzi. «Il premier occupa definitivamente la Rai – sostiene il presidente della Vigilanza, Roberto Fico -. Tutto quello che fino ad ora ha detto sul volerla liberare dai partiti, si infrange definitivamente». «Ormai la Rai è TeleRenzi, con questa riforma ha tolto i partiti e la comanda lui», afferma Matteo Salvini. «Da quello che ha detto Renzi ieri sera – replica il renziano Michele Anzaldi – il decreto è escluso. E ha fatto anche capire che l’alternativa è rinnovare il Cda con la Gasparri. Quindi tutti quelli che trovano che la Gasparri va cambiata si passassero la mano sulla coscienza». Intanto in Rai si naviga a vista. La grande incognita sono i tempi di approvazione della riforma, destinati a incidere non poco sulle scelte dell’attuale vertice, soprattutto sull’applicazione della riforma dei tg, che si non si vuole lasciare per troppo tempo nel cassetto. Il direttore generale ha fatto sapere di non voler andare avanti con le nomine delle due newsroom previste nella riforma, ma se i tempi si allungassero potrebbe essere ‘costretto a scegliere i due direttori, per evitare che il progetto finisca con l’arenarsi e che i risparmi annessi, comunicati anche alla Commissione di Vigilanza, restino solo sulla carta. (ANSA)

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