da Franco Abruzzo.it
Roma, 5 novembre 2007. “Il testo del Ddl finanziaria licenziato dalla Commissione Bilancio per l’esame dell’aula del Senato contiene, all’art. 91, una norma che se approvata porrebbe la Rai nell’impossibilità di continuare a svolgere il servizio radiotelevisivo in condizioni competitive rispetto a tutti gli altri operatori televisivi”. Lo sottolinea Franco Di Loreto, presidente dell’Adrai, l’associazione dei dirigenti Rai. “La previsione di un tetto ai compensi che una azienda pubblica non quotata in Borsa come la Rai – aggiunge – può corrispondere ai protagonisti del mondo televisivo provocherebbe, dal 1mo gennaio prossimo, il loro passaggio in blocco sotto le bandiere della concorrenza. E’ evidente infatti che l’imposizione di un vincolo di questo tipo ai rapporti con le star, gli artisti, gli anchormen che caratterizzano il prodotto tv, avrebbe l’effetto di provocarne un impoverimento del tutto incompatibile con i valori in gioco nel mondo televisivo”. “Già oggi la Rai – continua il presidente Adrai – pratica compensi e tariffe sensibilmente più contenuti rispetto a quelli adottati non solo da Mediaset ma in qualche caso anche dalla Sette e da Sky. In ogni caso i dirigenti Rai non possono non ribadire che la Rai è innanzitutto tutto un’azienda che opera in un mercato fortemente competitivo ormai da anni e anni e che dopo il successo di Sky non è più configurabile come un duopolio. Imporre dall’esterno vincoli così drastici avrebbe l’effetto di paralizzare l’operatività e l’intera produzione del servizio pubblico radiotelevisivo, con prevedibili effetti drammatici su tutto l’ampio settore dell’indotto”. “In definitiva a giudizio dei dirigenti Rai si creerebbe una distorsione del mercato, – attraverso una norma di assai dubbia costituzionalità, oltre che, chiaramente in conflitto con lo Statuto dei lavoratori – che recherebbe un vantaggio insperato ai concorrenti privati”, secondo Di Loreto. Aggiunge anche che “per continuare a svolgere il servizio pubblico, anche se non é quotata in Borsa, la Rai opera in condizioni del tutto analoghe a Eni, a Enel, o a Finmeccanica, alle quali il nuovo vincolo non si applicherebbe. I dirigenti della Rai sono convinti che un simile effetto destabilizzante nei confronti dell’azienda pubblica e di fortissima depressione dell’intero sistema televisivo non corrisponda alle intenzioni di chi ha proposto l’emendamento all art. 91 della legge finanziaria”. “I dirigenti della Rai rivolgono quindi un appello a eliminare una norma che avrebbe prevedibili conseguenze sulla produzione e quindi sull occupazione nel sistema radiotelevisivo, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell azienda. Su questi temi l ADRAI ha chiesto un incontro urgente ai capi dei gruppi parlamentari del Senato e al Presidente della commissione parlamentare di vigilanza”. (ANSA).