Rai e politica vivono da sempre in una sorta d’equilibrio instabile che finisce per penalizzare entrambe le parti. Oltre che, è giusto ricordarlo, noi spettatori, sempre più testimoni di vergognosi teatrini degni dell’avanspettacolo televisivo più che della res pubblica esportata sul piccolo schermo. L’ultima “trovata” è quella di Walter Veltroni (foto), non ancora a capo del Pd e già fulcro di enormi pressioni politico-mediatiche. Secondo Veltroni la mossa ideale per de-politicizzare la Rai sarebbe quella di mandare a casa l’intero CdA ed affidare le sorti della concessionaria statale ad un amministratore unico, “controllato” dalla Commissione parlamentare (non doveva essere eliminata la politica?) di vigilanza, che garantirebbe la correttezza verso entrambi gli schieramenti. Ma in un’epoca in cui la correttezza appare come un idioma intraducibile in gergo politichese, appare piuttosto difficile che questa soluzione trovi la condivisione unica di tutte le parti politiche. Perché, allora, non procede all’inverso, mandando via la Commissione di vigilanza e tenendo in piedi un CdA le cui caratteristiche, comunque, andrebbero notevolmente riviste?
Domani, comunque, si discuterà in Senato del caso-Fabiani, con la CdL che, quando si parla d’imboscate d’aula, appare imbattibile per la sempre più disunita Unione. L’obiettivo del centro-destra, infatti, è sempre quello di battere i concorrenti sui numeri, puntando sui cosiddetti “franchi tiratori” di professione (alla Calderoli, tanto per intenderci), per poi puntare il dito contro l’instabilità interna del centro-sinistra. Che, neanche a dirlo, si è diviso, tanto sulle dichiarazioni di Veltroni quanto sul caso-Fabiani. Se, appunto, Sd, Prc, Verdi e Pdci parlano di “azzeramento” dell’attuale CdA, Ds e Margherita paiono più cauti: alla fine, Fabiani lì ce l’hanno mandato loro. Udeur e Idv, poi, si situano agli antipodi, promotori del CdA in stile politico ma contrari a Fabiani i primi, ostili verso ogni tipo di “lottizzazione” i secondi. Bastian contrari, come ovvio, sull’altra sponda di Palazzo Madama, dove Fini pone il problema di chi dovrebbe nominare il presunto amministratore unico, Cesa che parla demagogicamente di “azienda troppo grande per essere amministrata da un solo uomo” e Bonaiuti che paragona Veltroni a Robert Redford in “La Stangata”. Ma è politica o avanspettacolo? (Giuseppe Colucci per NL)