Radiotelevisione, gruppo RTL (Lussemburgo): un 2010 da sogno contrariamente a tutti i segnali negativi del mercato mondiale

Partiamo dai numeri: fatturato di 2,66 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2010, con una crescita del 7,5% rispetto allo steso periodo dell’anno scorso.

E ancora: 537 milioni di euro di margine operativo lordo, con il 46,3% in più rispetto a dodici mesi fa; 257 milioni di utile netto, a fronte di una perdita, nel 2009, di 109 milioni, determinata in massima parte dalle pesanti svalutazioni delle sue azioni in Gran Bretagna e Grecia. Il 2010 del gruppo lussemburghese rtl, creato nel 2000 a seguito della fusione tra la CLT-UFA e della società britannica di produzioni televisive Pearson TV, è iniziato in maniera inaspettatamente positiva, fungendo da buon auspicio per l’intero settore. Il bilancio dei primi sei mesi dell’anno, infatti, presentato l’altro ieri dal ceo Gerhard Zeiler, lascia intravedere segnali positivi per tutto il comparto: la pubblicità è tornata, è questo il primo segnale positivo che traspare. E non è mica un segnale da poco. Il gruppo, infatti, con 43 emittenti televisive e 31 radiofoniche, opera in 10 paesi (Lussemburgo, Germania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Grecia, Ungheria, Croazia e Russia), la maggior parte dei quali fanno parte dell’Europa Occidentale. Ed è proprio lì che si è registrato un aumento significativo degli investimenti, che costituisce un buon segnale di ripresa. L’Europa Centrale e dell’Est versano ancora, sotto questo aspetto, in una situazione piuttosto difficile, ma si lasceranno trainare dal trend. Ora, però, bisognerà vedere se i risultati saranno confermati nel secondo semestre dell’anno e, specie nell’ultimo trimestre, quello più a rischio dal punto di vista della visibilità, per il quale Zeiler ha dichiarato che le prospettive sarebbero “flebili”. L’ottimismo, ad ogni modo, trabocca dalle parole del ceo, che annuncia che nei prossimi cinque anni RTL si estenderà ulteriormente, con acquisizioni e un occhio di riguardo per il mercato dell’Est e, ancor più, per quello asiatico in espansione. Insomma, un segnale d’ottimismo incoraggiante, che lascia ben sperare per il futuro dell’intero comparto. (L.B. per NL)

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