Radio. Via al consolidamento di Mediaset in Finelco. E mentre si studia il futuro della 5^ radio (Orbital) qualcuno sonda le superstation

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Dopo l’assenso condizionato dell’Antitrust alla successione delle quote di RTI (Mediaset) nel vettore RB1, che controlla la Unibas sgps ltd, detentore della maggioranza di Finelco (81,6 mln di euro di fatturato nel 2014, controllore delle srl Radio Studio 105, Virgin Radio Italy e RMC Italia), si delineano gli scenari del comparto radiofonico.
Come noto, l’operazione in esame si concreta nell’acquisto delle azioni di Finelco detenute da RCS MediaGroup S.p.A. da parte di Unibas Sgps Lda, che, in qualità di socio di Finelco con il 32,53% delle azioni, ha esercitato il diritto di prelazione sulle azioni detenute da RCS. Successivamente, il gruppo Fininvest, per il tramite di RTI, acquisirà il controllo indiretto di Finelco, mediante la partecipazione all’aumento del capitale della società RB1 S.p.A. con sottoscrizione di azioni ordinarie (19% del capitale sociale) e di azioni senza diritto di voto convertibili (50% del capitale sociale) e la successiva conversione delle suddette azioni in ordinarie. Ad esito della conversione, RTI deterrà il 69% di RB1 S.p.A., che attualmente ha il controllo di Finelco per il tramite della predetta Unibas Sgps Lda. Radio Orbital 300x184 - Radio. Via al consolidamento di Mediaset in Finelco. E mentre si studia il futuro della 5^ radio (Orbital) qualcuno sonda le superstationPertanto, con l’operazione in esame, RTI avrà il controllo esclusivo della holding milanese, conseguendo la titolarità effettiva di cinque radio nazionali: Radio 105, Virgin Radio, RMC, R 101 e – come più volte osservato su queste pagine – Radio Orbital (il relay di programma estero – attualmente veicola la stazione portoghese del nome – originario vettore, attraverso la società GBR, di Voice of America), definita nella relazione dell’Agcm come associata ad un titolo che “potrebbe essere in futuro equiparato a quello di una concessione radiofonica nazionale, che costituisce un asset utilizzabile in futuro per la raccolta pubblicitaria”, al pari di RMC che “nel 2015, ha ottenuto l’equiparazione tra l’autorizzazione alla ripetizione del segnale estero rilasciata alla società stessa nel febbraio del 1994 e le concessioni radiofoniche nazionali, con la conseguente cessazione dell’obbligo di ripetizione dei programmi esteri e il riconoscimento del diritto alla produzione e diffusione di programmi radiofonici propri”.
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Una galassia imponente di emittenti che, tuttavia, per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato non costituisce un problema dal lato degli ascolti (il medium nel suo complesso raggiunge 34,9 milioni di utenti – dati I° semestre 2015 – pari al 66% della popolazione) quanto sul piano pubblicitario (i ricavi totali 2014 nel mercato della raccolta pubblicitaria radiofonica sono pari a 324.389.598 euro in ambito nazionale e 126.535.921 euro in ambito locale). Di qui il vincolo posto dall’Agcm per dare l’assenso alla concentrazione: “Fino al 31 dicembre 2020 il Gruppo Fininvest non acquisirà alcuna società titolare di titolo abilitativo per la radiodiffusione in ambito nazionale” e “Mediamond S.p.A. e/o altre società appartenenti al Gruppo Fininvest non stipuleranno alcun contratto per la gestione della raccolta pubblicitaria su mezzo radiofonico con emittenti radiofoniche nazionali diverse da quelle per le quali attualmente Mediamond S.p.A. gestisce la raccolta pubblicitaria, né in via esclusiva né in via non esclusiva, per la raccolta e la vendita di pubblicità in Italia per gli anni 2016, 2017, 2018, 2019 e 2020″, tenuto conto dell’impegno di Mediamond e/o delle altre società appartenenti al Gruppo Fininvest a non negoziare i rinnovi dei contratti di concessione con Radio Italia e Kiss Kiss (rispettivamente con scadenza 31/12/2016 e 31/12/2017) e a non concludere nuovi accordi, “né in via esclusiva né in via non esclusiva, per la raccolta e la vendita di pubblicità in Italia per gli anni 2018, 2019 e 2020“. A questo punto della vicenda rimangono da verificare alcune varianti sugli aspetti editoriali e commerciali. Sul primo bisognerà vedere cosà accadrà a Radio Orbital, citato oggetto oscuro dell’asset del Biscione, che, a seguito dell’equiparazione a concessione nazionale autonoma, probabilmente andrà ad ospitare un nuovo progetto (una radio sportiva, una di solo musica italiana, oppure una all news?), previo potenziamento della rete di distribuzione FM (magari sfruttando le eccedenze di R 101 integrate da nuove acquisizioni agevolate dal crollo dei valori delle frequenze, scese a 1/4 degli importi di 8/10 anni fa) e a RMC Italia, per cui sarebbero attese importanti novità. Gruppo Finelco - Radio. Via al consolidamento di Mediaset in Finelco. E mentre si studia il futuro della 5^ radio (Orbital) qualcuno sonda le superstationSul lato commerciale, i citati vincoli di crescita imposti a Mediaset dall’Agcm fino al 2020 determineranno un diverso accasamento di Radio Italia e Radio Kiss Kiss (Mediamond potrà invece raccogliere pubblicità per le superstation Radio Subasio/Radio Suby e Radio Norba), presumibilmente nella direzione di concessionarie esistenti (magari di emittenti concorrenti), piuttosto che verso la costituzione di enti captive. Intanto, restando in ambito radiofonico, nei giorni scorsi è trapelato il contenuto di un presunto dossier legislativo riservato che sonderebbe il terreno nell’ottica di un emendamento all’art. 2 c. 1 lettera v) del D. Lgs. 177/2005 volto ad un notevole innalzamento del limite di copertura delle radio locali, attualmente fissato a 15 milioni di abitanti, a favore di soggetti seminazionali, cioè le cd. superstation, soggetti giuridicamente non codificati (frutto di una famosa elaborazione dottrinale a margine dell’approvazione della L. 66/2001), ma Agcm autorità garante concorrenza e mercato 300x225 - Radio. Via al consolidamento di Mediaset in Finelco. E mentre si studia il futuro della 5^ radio (Orbital) qualcuno sonda le superstationdi cui l’Antitrust ha preso atto nella sua relazione, definendoli “radio locali di notevole dimensione, c.d. super-areali o super-station, che sono in grado di raggiungere un numero notevole di ascoltatori, quasi al pari di radio nazionali, in aree molto vaste del territorio italiano”. Un’ipotesi che, seppur indirizzata a lenire una distinzione normativa ormai anacronistica, avrebbe già sollevato pesantissime critiche sia da parte delle radio locali che, ovviamente, delle nazionali. (M.L. per NL)

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