Radio Vaticana, la Cassazione: «Verificare se le emissioni delle onde superano i limiti»

L’emittente della Santa Sede sarà condannata per “getto pericoloso di cose” soltanto se verrà accertato che le emissioni di onde elettromagnetiche abbiano superato i limiti di legge con prove certe ed oggettive che dimostrino un pericolo concreto


Il Messaggero

ROMA (26 settembre) – Radio Vaticana sarà condannata per “getto pericoloso di cose” soltanto se verrà accertato che le emissioni di onde elettromagnetiche abbiano superato i limiti previsti dalla legge, con prove certe ed oggettive che dimostrino un pericolo concreto: così la terza sezione penale della Cassazione ha motivato la sentenza con cui il 13 maggio scorso ha annullato, con rinvio a un nuovo processo, le assoluzioni della Corte d’Appello di Roma a padre Roberto Tucci, all’epoca direttore generale e presidente del comitato di gestione di Radio Vaticana, e di padre Pasquale Borgomeo, direttore dell’emittente.
Il fenomeno della emissione di onde elettromagnetiche – scrive la Corte – rientra nel reato di “getto pericoloso di cose”, ma è configurabile «solo allorché sia stato, in modo certo ed oggettivo, provato il superamento dei limiti di esposizione o dei valori di attenzione previsti dalle norme speciali», e sia stata accertata una «effettiva e concreta idoneità» delle emissioni ad «offendere o molestare le persone esposte, ravvisabile a seguito di un accertamento (da compiersi in concreto) di un effettivo pericolo oggettivo e non meramente soggettivo».
La vicenda è iniziata nel maggio 2005, quando Don Tucci e don Borgomeo furono condannati a 10 giorni di reclusione, nella sentenza di primo grado. La Corte d’appello di Roma, nel giugno 2007, ha invece assolto i due religiosi, ritenendo che l’emissione di onde elettromagnetiche non potesse rientrare nel reato contestato di “getto pericoloso di cose”. Contro l’assoluzione hanno fatto ricorso la Procura di Roma, gli abitanti di Ponte Galeria (dove ha sede l’emittente) e le associazioni
ambientaliste. Ricorso vinto lo scorso maggio, quando la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione della Corte d’appello, stabilendo un nuovo processo.

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