C’è un aspetto della querelle RAI-TER che fino ad ora nessuno ha sollevato: l’uscita della concessionaria pubblica dall’indagine sull’ascolto radiofonico italiano, curata dalla s.r.l. Tavolo Editori Radio, produrrà inevitabilmente un aumento dei costi per i restanti soggetti iscritti.
Ovviamente ciò non discende dalla comunicazione della RAI di recesso da socio della s.r.l. TER, che, considerata la natura eccezionale dell’atto, è un diritto che può essere legittimamente esercitato solo per alcune precise motivazioni previste dalla legge – che variano a seconda del tipo di società – e dallo statuto.
Il recesso
Peraltro, il recesso del socio di una s.r.l. ha effetto in momenti diversi a seconda della motivazione (del recesso) e dei soggetti nei cui confronti viene comunicato (società, soci, terzi).
L’attuale compagine
Allo stato, la compagine della s.r.l. TER vede la presenza, oltre a RAI Radiotelevisione Italiana s.p.a., di CN Media s.r.l., Elemedia s.p.a., Il Sole 24 Ore s.p.a., R.T.I. s.p.a., Radio Dimensione Suono s.p.a., Radio Italia s.p.a., Radio Zeta s.r.l., Radiomediaset s.p.a., RMC Italia s.r.l. e delle associazioni di emittenti locali Aeranti-Corallo e Radio FRT.
Giusta causa?
Non conosciamo le motivazioni poste a fondamento della comunicazioni di recesso, ma riteniamo probabile che RAI abbia invocato l’art. 2285 secondo comma c.c., che regolamenta il recesso del socio per giusta causa (senza peraltro prevedere i criteri in base ai quali può individuarsi una giusta causa).
RAI non si riconosce più nel TER
Tale ipotesi è suffragata anche dalla recente dichiarazione dell’a.d. RAI Roberto Sergio a margine della presentazione dei nuovi palinsesti: “Siamo usciti da TER [perché] come CdA non riconosciamo più quella currency (MOC), come si dice in termini tecnici.
Vogliamo un nuovo modello
Vogliamo che ci sia un nuovo modello di rilevazione digitale moderno, con dentro coloro che investono.
Elemento di garanzia
E che sono il vero elemento di garanzia del controllo dei numeri che vengono pubblicati.
(In) ascolti
Questo comporta il fatto che la RAI, in questo momento, non ha più nessuna intenzione di dialogare con un soggetto che non ci ha mai ascoltato e che non ha mai voluto creare modernità nel processo di rilevazione dei dati”, aveva risposto Roberto Sergio.
Il vero punto della questione
In questa ottica potrebbe pertanto anche svilupparsi un contenzioso tra le parti.
Che, tuttavia, non risolverebbe la questione a monte di questo articolo, considerato che RAI, comunque, non si iscriverà a TER 2024 e quindi i costi dell’indagine andranno suddivisi su un numero inferiore di reti nazionali rilevate. Con un inevitabile aumento che, naturalmente, si rifletterà su tutti gli iscritti.
4,3 mln di euro
Il costo dell’indagine, desumibile dal contratto d’iscrizione della sessione 2023, non dovrebbe essere inferiore a 4,3 mln di euro, se è vero che costituiva condizione risolutiva il mancato raggiungimento di adesioni da parte di un numero di emittenti che generassero in favore della s.r.l. Tavolo Editori Radio un importo complessivamente non inferiore.
18 radio nazionali, di cui 4 RAI
Se consideriamo che sono iscritte alla rilevazione 2023 268 emittenti, di cui 18 radio nazionali e 250 radio locali e che sulle prime le emittenti RAI rappresentano il 22,2%, si può in qualche modo immaginare l’impatto che la relativa mancanza potrebbe avere sui nuovi iscritti.
No ai nativi digitali
Iscritti che difficilmente aumenteranno, considerato che non sembra ci sia la volontà di aprire ai nativi digitali, i non concessionari FM, per intenderci.
Problemi sul tavolo
Ma quello dell’aumento dei costi a seguito della uscita di RAI dall’indagine (o meglio della rinuncia ad iscriversi a TER 2024), non è l’unica questione sul tavolo.
La spada di Agcom
La s.r.l. TER, infatti, non potrà rimanere ancora a lungo silente nei confronti del monito di Agcom a trasformarsi da MOC (Media Owner Committee), in quanto società partecipata solo dai rilevati stessi, a JIC (Joint Industry Committee), cioè popolata da tutti gli attori del mercato di riferimento (pubblicitari in testa).
Le novità del 2024
E’ quindi possibile che (già) nel 2024 si possa assistere ad un allargamento della compagine verso l’esterno del mondo radiofonico. Oppure (o anche) alla partenza di una nuova indagine parallela.
L’indagine voluta da RAI
Magari promossa da RAI, che desidera – parole di Roberto Sergio – superare “una rilevazione preistorica”, con l’obiettivo di “innovare, modificare, di modernizzare e trovare una rilevazione che non desse dei dati ogni sei mesi, e poi all’anno ma che desse dei dati moderni, continui anche per poter meglio valutare l’offerta editoriale della radio”. (M.R. per NL)