Se da una parte Ericsson preannuncia un futuro dopo lo streaming audio/video fagociterà entro 5 anni quasi il 75% del traffico dati sulle connessioni mobili, allo stato, in America ascoltare audio in streaming sembra essere ancora un sogno lontano.
I cittadini statunitensi, infatti, paiono essere ancora fedeli alle frequenze radio AM/FM.
Secondo una ricerca condotta da Edison Research volta a determinare le abitudini di ascolto di contenuti trasmessi dalle varie emittenti radio americane, solo l’8% ascolta i contenuti audio in streaming; il restante 92%, invece, utilizza ancora l’analogico o HD. Questi risultati significativi sono stati presentati dalla società di indagine di mercato alla conferenza annuale dell’American Association of Public Opinion Researchers, tenutasi a Denver lo scorso maggio.
Lo studio è stato condotto dalla società di ricerca, mettendo soprattutto in evidenza le problematiche derivanti dall’attuazione di sondaggi online che tentano di misurare il comportamento degli utenti in Internet.
In particolare, nel report il VP di Edison Research, Randy Brown, ha segnalato che i risultati dei sondaggi online sull’utilizzo effettivo di Internet da parte degli americani spesso non sono veritieri, in quanto vengono utilizzati campioni non probabilistici – seppur di alta qualità – che tuttavia tendono a sovrastimare il consumo di Internet e, soprattutto, non tengono conto del reale utilizzo dei device tecnologici da parte degli utenti. Le difficoltà di giungere a risultati certi emergono specialmente se si considera il fatto che circa il 10% degli americani non ha un accesso online e, pertanto, questa percentuale resta esclusa dalle ricerche condotte online.
Per dimostrare questa tesi, Edison Research ha così effettuato l’analisi sul trend di ascolto in America avvalendosi di “Share of Ear” (lo studio più autorevole condotto varie volte durante l’anno dall’azienda con l’obiettivo di misurare la portata e il tempo trascorso dalla società americana per ascoltare virtualmente file audio multimediali), prendendo a campione intervistati dai 13 anni in su che rappresentano l’intera popolazione, inclusi coloro che non hanno alcun accesso a Internet o coloro che nelle ultime 24 ore hanno navigato per meno di un’ora sul web.
Se si considerano le abitudini dell’intera popolazione e non solo quelle degli utenti in Internet, si nota un decremento delle percentuali rispetto ad un sondaggio online: ad esempio, il numero di persone che ascoltano quotidianamente file audio in streaming diminuisce dal 38% al 30%; il numero di chi utilizza CD o file digitali di sua proprietà scende dal 28% al 23%; mentre i video musicali su YouTube passano dal 26% al 20%.
Alla luce dei risultati evidenziati da Edison Research, Randy Brown ha fatto tale riflessione: “Questo non significa, ovviamente, che i flussi streaming non siano importanti – essi in realtà sono cruciali. C’è da dire, tuttavia, che si può essere ingannati da stime che non sono progettate per rappresentare pienamente una popolazione”.
Infine, vale la pena considerare che l’utilizzo dello streaming piuttosto che della tradizionale radio analogica varia in base al tipo di contenuto. Per notizie, sport e celebrità, il flusso streaming comprende il 12% dell’ascolto totale, mentre per la musica solo il 6%. (G.S. per NL)